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La storia del trasporto pubblico di Roma raccontata con passione e per passione. Sito fondato da Vittorio Formigari, online dal 1999

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La rete tranviaria urbana di Roma

TRACCIATO, ARMAMENTO, DEPOSITI, OFFICINE

     
 

Tracciato delle linee

 
  Le particolari caratteristiche piano-altimetriche della città hanno determinato, specie per la parte centrale della rete eliminata con la riforma del 1930, un andamento tormentato dei binari tranviari. Rari i tratti in rettilineo, almeno nel periodo di sviluppo prevalentemente cittadino della rete, frequenti le curve e le controcurve di raggio fino a 15 metri, le livellette con pendenze fino all'80 per mille, le intersezioni, gli incroci. In alcuni casi il binario affiancato al marciapiede imponeva delle limitazioni alla circolazione di determinati tipi di rotabili, come per il capolinea del 4 a via Eleonora Duse che non permetteva il transito delle articolate Stanga; le quali ultime, all'atto della loro immissione in servizio, nel 1948, dovettero circolare per qualche tempo sulla sola linea 37, in attesa che sul resto della rete si modificassero alcune curve che rendevano impossibile l'incrocio di due di queste vetture e fu proprio questo il motivo per cui le Stanga, quando furono immesse sulla circolare rossa, poterono dapprima fare servizio solo sulla ED. Le caratteristiche sono migliorate poi per alcune linee sviluppatesi, dopo il 1930, nella zona sud di Roma.  
     
  A partire dal 1900, e nei successivi anni di proliferazione tumultuosa delle linee tramviarie, era cosa normale la posa dei binari in strade per le quali risulterebbe oggi impensabile la presenza del tram: si pensi alle linee SRTO per le esposizioni del 1911 che transitavano per via degli Astalli, piazza Grazioli, via della Gatta e piazza del Collegio Romano; al doppio binario in via Condotti e in via dei Serpenti, talvolta con le rotaie esterne a un metro o meno dall'orlo del marciapiedi; il binario ai Borghi vicino a San Pietro; in via Francesco Crispi, ecc..  
     
 


Piazza Grazioli, via C. Battisti, piazza venezia, via del Foro Romano

 
     
  Nelle strade sufficientemente larghe, seguendo in ciò l'esempio di molte capitali europee (Parigi, Budapest, Vienna) i due binari erano posti ai lati, ancora a piccola distanza dal marciapiedi; troviamo questa disposizione sulla linea di Monte Mario in viale delle Medaglie d'Oro, in corso d'Italia tra piazza Fiume e porta Pia e in un tratto ancor oggi esistente sulla linea del viale delle Belle Arti, dall'incrocio di via Flaminia a Valle Giulia.  
     
  Numerosissime, sulle linee SRTO, le interconnessioni dei due binari (comunicazione, bretella o crossover), spesso utilizzate per i servizi limitati; la municipale, non si sa perché, soppresse gran parte delle interconnessioni, ma ne restò qualcuna per lungo tempo, come ad esempio in viale del Parco del Celio (dove ve ne erano anzi due, tutt'ora presenti, a breve distanza l’una dall’altra), una sulla linea 3 a poca distanza del capolinea di piazza Lodi, evidentemente un ricordo del tempo in cui il capolinea era tronco, mentre all'altro capolinea della 3, a via Bertoloni l'interconnessione restò in uso fino alla soppressione del tram.  
     
 

 
Interconnessioni in piazza San Luigi dè Francesi e in via del Babuino.
Ingrandendo l'immagine  di snistrasi nota a sinistra uno spezzone di binario tronco, all'incirca nella posizione che si può osservare sulle piante fino al 1925 e a destra un doppio binario con interconnessione.
Si potrebbe ipotizzare che il binario tronco facesse parte della linea SRTO di origine a binario unico per tutta via della Scrofa; dopo il passaggio della linea alla municipale, avvenuto nel 1922, con l'istituzione delle numerose linee
sulla tratta (linee 6, 7, 13, 15, 20, 21, 22, 34, F) il binario sarebbe stato raddoppiato creando la disposizione visibile nell'immagine.

 
     
  Circa la disposizione dei capolinea, i primi, sulle linee SRTO, furono quasi tutti di tipo tronco e solo con l'introduzione dei rimorchi si cominciarono a usare i capolinea ad anello. L'inversione di marcia ad un capolinea tronco mediante sgancio e riaggancio della motrice dalla parte opposta del rimorchio (il così detto salto della motrice) è stata praticata a Roma per poco tempo nei primi anni di esercizio, ad esempio in piazza del Popolo fino al giugno 1910; restò in uso invece per alcuni servizi speciali, come per i treni ATM di servizio per lo stabilimento Viscosa sulla via Prenestina (1924) e per il servizio per le corse a Capannelle. Numerosi invece i capolinea a triangolo, sui quali l'inversione del treno si aveva con una manovra a marcia indietro ed in caso di treni con rimorchio, durante la manovra a ritroso il fattorino del rimorchio era tenuto a restare nella piattaforma in funzione di pilota.  
     
  Nell'età d'oro del tram si ebbero poi nodi e capolinea, di transito e terminali, complessi e intricati: piazza Venezia fino al 1926, transito per le linee che da Termini scendevano per via Nazionale dirette a San Pietro e a ponte Garibaldi, oltre che capolinea per le linee di via Cavour attraverso il Foro Traiano e, fino al 1916, di linee della STFER per i Castelli Romani. Qualcuno ancora ricorda la disposizione dei binari alla spina di Borgo, dove questi, biforcandosi, percorrevano in un senso Borgo Vecchio e nell'altro Borgo Nuovo per riunirsi davanti al colonnato di San Pietro, punto dal quale si diramavano le linee attraverso via del Sant'Uffizio per la Madonna del Riposo e la stazione di San Pietro e quelle per Borgo Angelico verso piazza Risorgimento.  
     
  In piazza dei Cinquecento, di fronte alla stazione Termini, per molti anni vi furono quattro binari, due di transito e due di capolinea e successivamente un lungo anello servì per l'inversione di marcia per le linee che terminavano alla stazione, mentre quelle in transito provenienti da piazza Indipendenza e da via Volturno proseguivano per via Cavour. In via Marsala, per i primi anni Trenta, su un binario tronco facevano capolinea le piccole motrici bidirezionali del 10, mentre all'incirca allo stesso punto prima del 1930 si arrestavano le motrici della TFE, provenienti dal Verano.  
     
 


via del Babuino, via Alessandrina, Foro Traiano, Pantheon, piazza dei Cinquecento, San Pietro

 
     
  Molte piazze erano poi percorse dai binari per tutta la loro circonferenza: era pratica usuale evitare che il tram tagliasse il centro della piazza e ciò lo si poteva vedere quasi ovunque, in piazza del Popolo, in piazza Quadrata (già Trasimeno, poi Buenos Ayres), in piazza della Regina, in piazza Mazzini.  
     
  In numerosi capolinea stazionava una vettura d'aspetto, specie di sala d'aspetto per i viaggiatori: troviamo la vettura d'aspetto nella gestione SRTO a San Giovanni, a piazza Venezia e a piazza San Silvestro (1910) e in gestione ATAG a Portonaccio (1932).  
     
  Infine, due cavalcavia su linee ferroviarie ebbero, fin dalla loro costruzione, un doppio binario, che non fu però mai utilizzato: il cavalcavia a via L’Aquila e il ponte della Ranocchia.  
     
  Binari e armamento  
  La rete dei trasporti urbani romani ha avuto tre diversi scartamenti, quelli ridotti di 1000 e 950 mm rispettivamente sulla ferrotramvia Roma-Civitacastellana-Viterbo e sulla ferrovia Roma-Fiuggi e lo scartamento normale tramviario di 1445 mm. Le rotaie usate, a parte una iniziale applicazione dei tipi De Merbe e Hartwich per alcune linee a cavalli, sono state le usuali Vignoles e Phoenix.  
     
  La rotaia Phoenix dei tram a cavalli si presentava di tipo molto leggero, con larghezza del canale di 35 mm e della superficie di rotolamento di 38 mm; il peso non ne è noto, ma difficilmente doveva superare i 30 kg/m. Questa rotaia fu anche utilizzata per le prime linee a trazione elettrica e successivamente per qualche binario nei depositi (per un certo tempo fu chiamata rotaia da deposito); qualche tratto di binario con questa rotaia è giunto fino a dopo la seconda guerra mondiale, per esempio in via Galvani, su un tronco di sosta davanti alla stazione di Trastevere (esistente nel momento in cui si scrivono queste note) e su un analogo in piazza Thorwaldsen, successivamente ricostruito in raddoppio. Si utilizzarono poi rotaie più pesanti da 36 e da 44 kg/m, fino a giungere a quelle attualmente utilizzate nei recenti impianti, dal 1970 ad oggi, da 52 kg/m.

Le rotaie Vignoles si utilizzarono in molte linee in sede propria: le troviamo originariamente sul viale Aventino, in via Ostiense, in via di Santa Costanza, in viale dell’Università e qualche applicazione è anche giunta fino agli anni Sessanta; in generale, già a partire dagli anni Quaranta, si nota una generale tendenza ad utilizzare le Phoenix anche per i tratti in sede propria, utilizzazione oramai generale, anche perché tratti di linea tramviaria veramente in sede propria in Roma non se ne sono quasi più costruiti; le sedi proprie sono in generale percorribili anche da mezzi gommati, dovendosi in molti casi prevedere un passaggio per i mezzi di soccorso.

 
     
 

 
"Come si costruisce una tramwia elettrica": è il titolo della raccolta di fotografie di un ignoto autore che ritrae la costruzione dei primi impianti municipali.
(immagini di p. del Popolo, v. del Tritore e v. IV Fontane
)

 
     
  L'armamento utilizzato è stato quasi sempre quello ordinario con traverse in legno anche se sono stati fatti degli esperimenti di montaggio delle rotaie su platea di cemento senza traverse e con tiranti di scartamento (via Salaria da piazza Fiume a via Po, via Flaminia fino agli anni Sessanta).  
     
  Attualmente si ricorre ancora alla platea di calcestruzzo, ma per appoggiarvi il binario premontato su traverse in legno, con largo uso di materiali ammortizzatori in gomma e materie plastiche; in un tratto di viale Regina Margherita è stato installato un armamento prefabbricato su platea in cemento armato con copertura in piastre di calcestruzzo imbullonate.  
     
  Fra curve e rettifili, specie dopo l’arrivo delle Stanga, sono stati inseriti i raccordi parabolici, mentre già in precedenza l’ATAC aveva fatto esperimenti di iscrizione veloce in curva. Nelle prove del 6 e 7 agosto 1947 eseguite con vetture MRS sulla linea della circolare interna sinistra in normale esercizio si raggiunsero comunemente accelerazioni centrifughe di 1,55 m/s2 e contraccolpi (variazione di accelerazione nel tempo) di 1,79 m/s3, mentre in corse di prova notturne si è giunti ad accelerazioni massime di 2,29 m/s2 con contraccolpo di 3,05 m/s3, in percorsi sprovvisti di raccordi parabolici. Per confronto, si tenga presente che in campo ferroviario i valori massimi normalmente ammessi sono rispettivamente di 1 m/s2 e 0,45 m/s3.  
     
 


Lavori all'Esquilino e a p. S. Maria Maggiore, ottobre-novembre 1929.


Lavori al Verano, gennaio 1930 e in via Magnagrecia, aprile 1930

 
     
 

Linea aerea

 
  La sospensione della linea aerea sui percorsi centrali ha utilizzato all'inizio i tiranti ancorati alle pareti degli edifici a mezzo di rosoni, spesso artisticamente decorati che, dotati di una molla al loro interno, conferivano una certa elasticità alla rete; col passar del tempo i rosoni sono stati abbandonati per ancoraggi più semplici, ma molti di essi ancor oggi si trovano sulle facciate degli edifici.  
     
  In periferia o in strade nelle quali la sospensione a tiranti non poteva essere utilizzata, come ad esempio sui lungotevere, furono utilizzati pali di varia foggia e costruzione: da semplici pali in legno, a pali in ferro con mensola arcuata e talvolta elegantemente decorata. Caratteristiche, a tale proposito, alcune linee SRTO a due fili di contatto, uno per ogni senso di marcia per evitare gli scambi aerei, come sulla linea per San Paolo sul lungotevere, di fronte alla Sinagoga. Si hanno anche esempi di sospensioni primitive con pali e attacco diretto, non molleggiato, come nella linea che traversava il Foro Romano per la via della Consolazione.  
     
  In qualche linea si impiegarono sistemi di sospensione più complessi, come nell'impianto del 1958 sulla via Prenestina (linea 14) con catenaria contrappesata tipo FS, che è rimasta un esempio funzionale ma isolato. Per le linee successivamente realizzate dagli anni Settanta in poi (linee in via Flaminia, viale Tiziano, viale delle Milizie e impianti su ponte Garibaldi e via Arenula) si è utilizzata in gran parte la sospensione semplice, che può ottenersi oggi in modo molto semplificato ricorrendo ad elementi in fibra di vetro ed altri materiali robusti e isolanti, che evitano l'impiego dei grossi e caratteristici isolatori di sospensione;  
     
  Fanno eccezione nel 1990 il tratto terminale della linea 225 verso piazzale Flaminio e il tronco mai utilizzato per il capolinea di fronte alla stazione della Roma Nord per i quali  si vollero utilizzare dei massicci porali di sostegno della linea aerea tanto massicci quanto brutti. Allo smantellamento del capolinea di fronte alla Roma Nord, anche i portali dell'ultimo tratto di linea in via Giambattista Vico e in piazzale Flaminio furono sostituiti da una sospensione di tipo usuale.  
     
 

Depositi e officine

 
     
 

Rimesse per i tram a cavalli

 
  Poche sono le notizie pervenuteci sulle rimesse dei tram a cavalli della SRTO: abbiamo accennato alle rimesse per omnibus con scuderie di via Cernaia, via Flaminia e San Lorenzo che passarono alla SRO nel 1884 da parte della Impresa Tramways; sotto la gestione SRTO i tram a cavalli furono in gran parte ricoverati nella rimessa di via Flaminia e nel deposito fuori porta Maggiore, inaugurato nel 1889. Sembra infine che un'altra rimessa si trovasse al circo Massimo (l'area oggi libera era allora occupata da numerose costruzioni).  
     
  Il deposito SRTO di via Flaminia, successivamente chamato Porta del Popolo, viene in seguito attrezzato per i tram elettrici e sarà completamente trasformato e adattato per altri impieghi. Nel 2000 l'impianto, da tempo abbandonato, diventa il museo dei bambini, venendosi così a perdere l’occasione unica di poter costruire un museo del trasporto pubblico romano in un’area che, per la sua storia, non poteva essere più adatta.  
     
 

Rimesse SRTO per i tram elettrici

 
  Il primo deposito della SRTO attrezzato per i tram elettrici è quello situato in via Dogali, oggi via Romagna, dal quale, come si è detto, partirono le vetture dell'inaugurazione del servizio il 19 settembre 1895. Il deposito si trovava nell'area oggi occupata dall’edificio con il numero 2 di via Romagna e 59c di via Campania. Successivamente anche la rimessa della via Flaminia ed il deposito di porta Maggiore furono utilizzati per il ricovero dei tram elettrici; entrambi passeranno all'azienda municipale; la prima nel 1922, al completamento del passaggio della rete all'azienda municipale, la seconda nel 1929, quando anche la linea 16 diventa municipale.  
     
 


La rimessa di via Dogali nel 1895. Il deposito di via Flaminia ai tempi della SRTO e dell'azienda municipale

 
     
 

Rimesse dell'azienda municipale

 
  In previsione dell'esercizio delle proprie linee la AATM avvia la costruzione di un deposito sull'area dell'attuale piazza Caprera. Previsto per ricoverare 150 vetture si sarebbe raccordato sul binario municipale di viale della Regina seguendo le vie delle Alpi, Zara e Alessandria. Per motivi di ordine economico e burocratico il deposito, denominato in progetto "Porta Salaria", non viene costruito e l'area di proprietà viene utilizzata come rimessa, deposito di materiali da costruzione e di armamento e sede della sezione vie e lavori (manutenzione armamento). Dal 28 dicembre 1929, per il trasferimento del cantiere binari alle officine di via Prenestina, sarà utilizzato in via provvisoria come deposito per autobus e viene defintivamente chiuso nel 1934.  
     
  Uno dei capannoni della rimessa sarà riutilizzato nell'attuale piazza Caduti del 19 luglio 1943, a San Lorenzo, dove l'azienda ha ottenuto in affitto nel 1931 i locali del capolinea della soppressa tramvia a vapore Roma-Tivoli, aprendo all'esercizio dal 1° dicembre 1933 la nuova autorimessa Tiburtina. Questa rimessa sarà chiusa nel 1938 e il capannone della ulteriormente riutilizzato, questa volta per la filorimessa provvisoria Eritrea, montandolo in un’area nei pressi dell’attuale piazza Santa Emerenziana, allora in aperta campagna.  
     
 


La rimessa Caprera.

 
     
  In luogo del deposito Porta Salaria viene costruito un deposito in viale Carlo Felice, a ridosso delle mura, denominato "Santa Croce". Ancora in costruzione nel 1910 viene inaugurato solo nel 1912, ossia dopo l'apertura della prima linea AATM (marzo 1911) e per mancanza di un proprio deposito le vetture della AATM sono per più mesi parcheggiate all’aperto ciò che sembra non abbia contribuito al buon aspetto delle vernici notato all'atto della messa in esercizio.  
     
  Santa Croce sarà utilizzato dall'azienda municipale (ATM, ATG, ATAG) fino al 1929 (28 dicembre) e successivamente come rimessa autobus fino al 1934 (14 agosto), convertito infine in stazione di servizio per gli autoveicoli. E' stato demolito nel 1999.  
     
 


Il deposito di S. Croce quando i palazzi su viale Carlo Felice non erano ancora costruiti; lo stesso utilizzato per autobus dopo il 1930.

 
     
  Nel 1919 l'ATM inaugura un secondo deposito nell'attuale piazza Bainsizza, località allora chiamata genericamente piazza d'Armi; di conseguenza il nuovo deposito si chiamò all'inizio deposito Piazza d'Armi, per essere poi rinominato deposito della Vittoria (o delle Vittorie e Vittoria) a causa della denominazione che si da a quella parte del quartiere Prati allora in edificazione. Questo deposito viene chiuso all'esercizio tramviario all'epoca dello smantellamento della rete, nel 1963; viene poi utilizzato come rimessa di autobus ed è all'epoca attuale a rischio di speculazione edilizia.  
     
  Nel 1928 (2 aprile) è inaugurato il terzo, e forse il più grande, deposito tramviario municipale: è quello posto in via di Grottaperfetta presso San Paolo, raccordato alla linea proveniente da porta San Paolo; in omaggio ai tempi prende il nome di deposito del Littorio e dopo la guerra sarà più modestamente e forse più giustamente chiamato deposito San Paolo; ospita i tram fino al 1961, ossia anch'esso come il deposito Vittoria fino al tramonto dei tram romani, e come il Vittoria diventa in seguito rimessa per autobus. Dal febbraio del 2004 non ospita più rotabili; è stato dichiarato struttura di interesse archeologico industriale ma è anch'esso a rischio di speculazione.  
     
 


Il deposito Vittoria: l'inaugurazione, l'interno (l'ultima motrice è l'innaffiatrice) e il lato su via Monte Santo.

 
 


Il deposito Littorio, poi S. Paolo

 
     
   
  Il deposito di appartenenza delle motrici tramviarie, nelle gestioni ATAG e ATAC, era indicato da un dischetto colorato apposto in alto sul vetro del finestrino laterale frontale, a destra del conducente: i colori adottati erano nero per il deposito di Porta Maggiore, azzurro per il deposito Vittoria e rosso per il deposito del Littorio.  
     
  Le officine centrali  
  Nel 1921 l’azienda municipale rileva i locali delle Officine Meccaniche di Roma, già A. Tabanelli e C., e quelli di un attigua impresa di costruzioni, formando il primo nucleo delle future officine centrali aziendali, che saranno in seguito portate alle dimensioni attuali mediante il successivo acquisto di un cementificio e di alcuni locali già in uso all’Alfa Romeo. Destinate alla grande manutenzione e alla revisione di tutti i veicoli aziendali, le officine ospitarono in tempi diversi varie attività aziendali, tra le quali la sezione vie e lavori, il servizio impianti fissi, il cantiere binari; e sono state anche utilizzate come deposito di autobus e tram. L'impianto non è mai stato fisicamente connesso alla rete filoviaria ma disponeva all'interno di una estesa rete di bifilare.  
     
 


Le officine centrali nel 1935 e nel 1941.

 
     
  Altri depositi che hanno ospitato vetture tranviarie  
  Nella seconda metà degli anni Trenta l’ATAG deve provvedere uno spazio per la costruzione dei "nuovi" tram articolati che si prevede di ottenere dalla riutilizzazione di motrici e rimorchi ad otto finestrini. A tale scopo acquista i locali di una fornace nella zona della Valle dell'Inferno, dove demolendo i preesistenti fabbricati, costruisce dei capannoni metallici raccordati alla rete tranviaria con un binario unico che si stacca dalla linea per Monte Mario in via Candia. A costruzione terminata viene utilizzato per ricoverare le vetture filoviarie delle linee del settore est della città; l'impianto assumerà la denominazione filorimessa Angelo Emo, che sarà successivamente cambiata in Trionfale.  
     
  Occorre infine ricordare il cantiere binari di Portonaccio, allestito nelle pertinenze dell'omonimo deposito per autobus e raccordato alla rete tramviaria sulla via Tiburtina ed alla rete ferroviaria delle FS.  
     
 


La rimessa Trionfale (1939).

 
 


Il cantiere Portonaccio (1941); a destra il binario di raccordo con la rete ferroviaria.

 
     
 

 

 
 
 
 

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Ultimo aggiornamento: domenica 15 settembre 2024