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All'inizio degli anni Cinquanta la rete tramviaria dei Castelli aveva ripreso
quasi integralmente la confugurazione anteguerra, mancando solo la diramazione
per Lanuvio, definitivamente sostituita da autobus; il traffico è sostenuto, con
più di trenta corse dirette sulle due durettrici Roma-Albano-Velletri e
Roma-Grottaferrata-Valle Vergine e numerosissime corse sussidiarie per vari
punti intermedi della rete. Intensissimo il traffico sulle due tratte urbane,
specie su quella di Cinecittà servita dalle capienti motrici articolate
Urbinati, anch'esse integrate da servizi limitati all'anello di via Eurialo ed
al motovelodromo Appio.
Ciononostante, sulle cronache dell'epoca iniziano a manifestarsi i primi
sintomi di quella insofferenza al tram che spingerà successivamente i sindaci di
molti paesi attraversati dalle linee a chiederne lo smantellamento (e le
popolazioni ne festeggeranno la scomparsa come cinquant'anni prima ne avevano
festeggiato la apparizione). Uno dei primi municipi a farsi portavoce di questa
tendenza è quello di Velletri, ben presto seguito da quelli di Frascati e di
Albano, località nelle quali la presenza del tram lungo le vie centrali era
vista come un ingombro alla libera circolazione dei mezzi privati; in generale,
i primi a richiedere la soppressione del tram extraurbano sono i comuni serviti
più o meno direttamente dalla rete ferroviaria, ma una parte non indifferente la
fa anche la classe politica, rilasciando concessioni per autolinee a
chiunque ne faccia richiesta. La stessa STEFER,
d'altronde, non può fare a meno di mettere in campo anche proprie autolinee,
ufficialmente ad integrazione dei propri servizi tramviari ma nella realtà quale
più rapida ed efficiente alternativa agli stessi; la rete automobilistica della
STEFER si svilupperà in seguito nella totale sostituzione dei collegamenti coi
Castelli, con ben diciannove linee a carattere urbano e suburbano.
In località Sassone.
Sulla v. Appia, verso Albano [94-294]; Albano [94-294]; Ariccia [91-291].
I primi tronchi della grande rete sono tagliati il 4 agosto 1954, con la
sospensione (che diverrà ovviamente soppressione, anche se la vera soppressione
sarà sancita più di vent'anni dopo) del servizio tra Genzano e Velletri, tra
Grottaferrata e Frascati, chiudendosi anche metà della linea
intercastellare, la Albano-Castelgandolfo-Marino.
Tra Genzano e Velletri; all'ex bivio di Lanuvio .
Dopo la chiusura della Genzano-Velletri il tram continua a raggiungere il bivio
per poter girare le motrici rispetto ai rimorchi.
Ad aggravare la situazione, il 5 gennaio 1956 si ha un
grave incidente a Marino; alle 21 (o alle 19 e 30 secondo altra fonte) un
convoglio proveniente da Roma, formato dalla motrice 75 e dal rimorchio 165,
dopo la fermata di via XXIV Maggio acquista velocità per motivi imprecisati (si
parlò, naturalmente, di guasto ai freni; ma la motrice era uscita dalla revisione
il 29 dicembre 1955, ossia solo una settimana prima) fino a sviare alla curva di
via A. Fratta. Il rimorchio subisce i danni maggiori, essendosi rovesciato
abbattendo un muro di cinta per un tratto di 25 metri e restando poi in bilico
su una scarpata. L'incidente provoca due morti, entrambi tra il personale del
convoglio, e 17 feriti; la stampa è naturalmente unanime e concorde nel
considerare insicuro il "vecchio e sferragliante" tram.
Capolinea di via Amendola, 1955.
Per il senso di marcia del capolinea vedere la pagina sulle linee urbane.
Quattro anni dopo, nel 1958, si decide la completa eliminazione delle linee
tramviarie extraurbane, come conseguenza della definitiva approvazione del
progetto relativo alla linea A della metropolitana sul tracciato che, varianti
successive comprese, sarà realizzato in totale sovrapposizione alla tramvia per
S. Giovanni, via delle Cave e Cinecittà.
Il 5 dicembre 1962 termina l'esercizio tramviario sulla restante tratta della
linea intercastellare, bivio Squarciarelli-Marino e sulla intera linea da
Cinecittà a Valle Vergine transitando per Grottaferrata e Squarciarelli; la rete
tramviaria extraurbana dei Castelli si riduce alla tratta Capannelle-Genzano.
Per motivi oscuri, la funicolare Valle Vergine-Rocca di Papa continua a fare
servizio ancora per un mese ed è definitivamente chiusa il 15 gennaio del 1963.
L'ultima tratta della rete extraurbana, la Capannelle-Genzano, resta in
esercizio per altri tre anni circa. Nel gennaio del 1964 il crollo del viadotto
della Catena, subito dopo Ariccia, interrompe la linea e impone la limitazione
del servizio a Galloro. La stampa dell'epoca, nel riferire dell'evento, già
annuncia la definitiva chiusura della tramvia almeno nel tratto successivo al
viadotto crollato ma, inspiegabilmente, a ricostruzione avvenuta in settembre
dello stesso anno il binario è ricostruito sul viadotto riparato e il tram torna
a raggiungere Genzano dal 14 ottobre, ma solo per circa tre mesi, visto che il 3 gennaio 1965, a
mezzanotte, l'ultima corsa in partenza da Roma per Genzano conclude il ciclo
del tram dei Castelli.
Sulla via Anagnina [82-282] e sede propria a Borghetto [74, 74-204].
Al bivio di Grottaferrata, al bivio di Valle Violata [75-206] e all'ingresso
dell'anello alla stazione della funicolare per Rocca (62-162).
Al deposito S. Giuseppe.
Dopo la chiusura del servizio interurbano, buona parte del relativo materiale rotabile
passa in accantonamento, sia nel deposito di via Appia che sull'anello e sui raccordi del
vecchio capolinea di Capannelle, dove del resto seguita ad arrivare ancora il servizio
urbano da Roma via Amendola. Qui, sui vecchi binari arrugginiti che videro un tempo
sfrecciare le potenti motrici extraurbane del 1931 verso Albano e conobbero l'intenso
traffico tramviario dei giorni delle corse dei cavalli, le vecchie motrici e gli oramai decrepiti rimorchi seguiteranno a
stazionare per anni, meta costante di appassionati e nostalgici, che frugando tra il
terriccio e le erbacce cercheranno di ricuperare archeologici ricordi, la manovella di un
controller, un copriboccola, un tubo flessibile per la condotta del freno...
L'ultima corsa in partenza da Roma, 3 gennaio 1965 [294].
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