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Un gasogeno per la produzione di gas povero, almeno per le
applicazioni all’autotrazione, può essere alimentato a legna o a carbone. Per
gli autobus romani viene sistematicamente utilizzato solo il
primo tipo (generatori su licenza Imbert, Eva e Dux), mentre il generatore
a carbone su licenza Nostrum trova applicazione sperimentale dapprima sul Lancia Omicron 867, e
quindi sull'ultima serie dei Fiat 656 entrati in servizio nel 1936, autobus che però risultano convertiti a gasolio già nel 1940.
L'alimentazione a gassogeno, utilizzata anche per gli autocarri, si rivela
subito fonte di problemi a non finire per lo scarso rendimento e la difficoltà
di provvedere e conservare le scorte di carburante, ma nonostante gli
inconvenienti e i maggiori costi di esercizio viene imposta per la volontà di Mussolini di staccare
gradualmente il paese dal ricatto delle importazioni, nel caso specifico
dei carburanti, il cui costo era comunque andato crescendo per le
conseguenze della crisi economica mondiale del 1929, ed anche perché non si
voleva tornare a impiantare linee aeree di alimentazione per il filobus.
Il primo autobus romano con alimentazione a gassogeno
viene messo in circolazione sperimentale dal 20 agosto 1934 sulla linea CP. La
vettura prescelta per l'esperimento è un Lancia Omicron corto a benzina, la
vettura B.1001 che, per l'occasione, viene rinumerato G.1001. Per la sua
trasformazione con il generatore brevetto Imbert si rende anzitutto necessario
intervenire sullo sbalzo posteriore, dotandolo di un piano di lamiera dotato di
un incavo, necessario per il montaggio dell'alimentatore. Radicale è la trasformazione del motore, l'usuale Lancia-Junkers
di derivazione sportiva caratteristico di questi veicoli, del quale è
notevolmente aumentato il rapporto di compressione con dei pistoni di maggiori
dimensioni. Nell'impianto elettrico, allo scopo di poter vincere la maggiore
resistenza prodotta dall'aumentato rapporto di compressione, l'usuale motorino
di avviamento da 12 V viene sostituito con un nuovo motorino a 24 V
alimentato da due batterie da 12 V normalmente connesse in parallelo, ma
che sono collegate in serie alll'azionamento del bottone della messa in moto.
Allo scopo di ottenere una velocità pari a quella ottenuta col motore
a benzina (o almeno tentare...) viene aumentato il rapporto di trasmissione.

Varie sistemazioni del generatore (Lancia Omicron e Alfa 110-AG).

Il Lancia Omicron B.1001, reimmatricolato G.1001
Il generatore del gasogeno, sistemato posteriormente, contiene
internamente un serbatoio cilindrico nella parte alta e terminante in
basso con due coni rovesciati uniti per il diametro più piccolo: il
legno, in piccoli pezzi irregolari del volume medio di mezzo decimetro
cubo e con un preciso tasso di umidità, viene caricato dall'alto fino a
riempire completamente un secondo recipiente, interno al serbatoio.
Quest'ultimo è immerso parzialmente con uno strato di carbone di legna
che occupa il fondo del serbatoio e che, nella parte più stretta, è
dotato di cinque aperture da cui viene immessa l'aria necessaria alla
combustione. L'aria viene aspirata da apposite valvole, che entrano in
funzione contemporaneamente all'accensione dell'apparato. L'aspirazione
è provocata dal richiamo di gas da parte del motore.
L'ossido di
carbonio attraversa lo strato di carbone, che pur portato a temperatura
elevata non brucia, mentre durante questo passaggio il biossido di
carbonio prosegue il suo percorso verso il motore.
Durante questo processo l'acqua contenuta nella legna, portata ad
altissima temperatura, si trasforma in vapore, e quest'ultimo, attraversando
il punto di maggior calore, si dissocia fornendo ulteriore
ossido di carbonio, che prosegue verso il motore assieme all'idrogeno e
ai gas inerti. Passati in una camera di calma, i gas raggiungono
finalmente il miscelatore, apparato che fa le veci dell’ordinario
carburatore: qui il gas è miscelato con la quantità d’aria necessaria
alla combustione nei cilindri.
Altri componenti dell'apparato sono i seguenti.
- Vasca di condensa. Raccoglie attraverso un apposito tubo
i prodotti della distillazione del legno che si condensano nella
parte superiore del generatore.
- Depuratore centrifugo fisso. Il gas prodotto, all'uscita
del generatore, attraversa detto depuratore, dove è costretto per la
forma delle pareti a compiere un movimento rotatorio: di conseguenza
le particelle pesanti (la cenere prodotta dalla combustione della
legna), battono nelle pareti e cadono in un apposito recipiente (che
viene chiamato cinerario).
- Raffreddatori. Consistono in un fascio di tubi percorsi
internamente dal gas e raffreddati esternamente dall'aria.
- Condensatore e filtro. Vi giungono tre condotti, uno
adduttore proveniente dal generatore, e due aspiratori, di cui uno
alimenta il motore e l'altro serve per il suo avviamento. E'
composto da una camera che viene riempita di paglia di legno, che
funziona da filtro.
Per l'avvio del generatore e del motore si devono inizialmente
lasciare chiuse le prese d'aria ed avviare l'impianto che aspira il gas
verso il motore. L'aspiratore si apre premendo a fondo il pedale
acceleratore, così che all'interno dell'impianto si provochi un
improvviso e repentino richiamo d'aria attraverso le prese che erano
state inizialmente lasciate chiuse.
A questo punto è necessario
avvicinare uno straccio acceso alla valvolina di accensione in modo da
non ostruire il foro, in una posizione che, verso il basso, consenta
all'aspirazione in corso di attrarre la fiamma verso l'interno ed
avviare la combustione della legna. Nel tempo di un minuto la legna
dovrebbe prendere fuoco, mentre ne basterebbero cinque per la produzione
di gas buono per l'avviamento del motore, ma il condizionale è
d'obbligo, dal momento che l'avvio della combustione di legna umida in
tale lasso di tempo appare quantomeno improbabile nonostante la
fortissima aerazione ed anche all'avvio della combustione stessa sembra
che i minuti necessari all'avvio del motore siano sempre stati ben più
dei cinque indicati nel manuale di gestione e manutenzione dei gasogeni.
A prescindere dal tempo necessario quando l'alimentatore inizia la
produzione di gas buono è necessario premere nuovamente a fondo il
pedale acceleratore, per mantenere alta e costante l'aspirazione del gas
stesso nel momento della messa in moto, particolarmente
difficoltosa per l'elevato rapporto di compressione del motore.

Rifornimento e accensione dei gasogeni su Lancia Omicron al
deposito Portonaccio. Notare
la situazione in cui si trovavano le rimesse, piene dei sacchi contenenti la legna
necessaria a rifornire le vetture.
Tutte queste operazioni dovevano essere effettuate ogni giorno e per
ogni singolo autobus in uscita (immaginiamo con quanta gioia del
personale incaricato, e con quali invettive nei confronti
dell'innovazione nazionale e di colui che ne era stato il fautore), ma non meno laboriose erano quelle da
effettuarsi al termine del servizio e nell'ordinaria manutenzione
dell'impianto. In primo luogo era necessario, ad ogni rientrata e sempre per ogni
singolo autobus, svuotare la vasca di condensa, dove si era accumulata
l'acqua distillata dal vapore sulle pareti interne del generatore.
Durante le ore notturne doveva inoltre essere effettuato il rifornimento
di legna per il servizio del giorno successivo, ma per far ciò era
anzitutto necessario rimuovere quella eventualmente avanzata dal giorno
precedente: l'operazione si effettuava con un apposito strumento di
metallo da manovrare dalla cima del generatore. Sempre a cadenza
quotidiana, come per il rifornimento, si doveva intervenire sul fondo
del serbatoio per rimuovere la polvere di combustione e le impurità, rimuovendo e reimmettendo il carbone ivi contenuto, curando
eventualmente di colmare il livello dello strato all'altezza delle
cinque aperture da cui viene immessa l'aria necessaria alla combustione.
Il manuale di gestione e manutenzione dei gasogeni prescriveva
inoltre alcune operazioni periodiche:
- ogni due giorni: apertura dei depuratori ed estrazione
della componentistica interna, che doveva essere scrollata dalla
polvere e accuratamente lavata sotto getti di acqua corrente. Prima
di rimetterli a posto si doveva inoltre provvedere la pulizia dei
cilindri interni con uno straccio morbido e asciutto;
- ogni 1000 km: lavaggio completo ed accurato dei
refrigeratori e delle condotte di alimentazione;
- ogni 2000 km: sostituzione completa del carbone, previo
lavaggio del serbatoio atto a contenerlo, e revisione completa di
tutto l'apparato.
Per gli autobus con motore a gasolio la trasformazione si rivela ben
più complessa. Per la conversione di un motore Alfa Romeo F6-M317 si
rese infatti necessario:
- ridurre il rapporto di compressione con sostituzione completa
della testata, dovendosi anche ottenere le sedi per le candele;
- sostituire tutto il complessivo di alimentazione, pompa di
iniezione compresa, con un carburatore e relativi condotti;
- montare un magnete di accensione;
- aumentare la cilindrata da 11.500 a 12.517 cm3, portando l’alesaggio da 120 a 125 mm;
- alleggerire le bielle e bilanciare l’albero motore per la maggior velocità che avrà il motore, passando da 1500 a 1750 g/m;
- ridurre il rapporto al ponte da 25:35 a 25:40 sostituendo la
corona.
Queste complicazioni lasciano intendere il motivo per cui la
trasformazione degli autobus diesel si ferma alle sole due vetture 3101
e 3103 (Alfa Romeo 80N).
Com'è facile immaginare la gestione degli
autobus a gassogeno è stato comunque tutt'altro che semplice, e questo
perché alle complicazioni che si sono fin qui descritte occorre
aggiungerne altre: c’era innanzitutto la questione del combustibile, che
doveva essere legna tagliata nella citata pezzatura media di mezzo
decimetro cubo, non troppo secca, anzi con un ben definito contenuto di
umidità, per poter dare l’acqua necessaria alla formazione del gas, e ne
occorrevano circa 120 kg per riempire il generatore di un Lancia Omicron
al quale, tra l’altro, neanche erano sufficienti per l’intero turno
giornaliero, obbligando a rientri in deposito per un secondo
rifornimento. Con la massiccia diffusione di questi veicoli si pose
l'ulteriore problema di trovare lo spazio per la conservazione delle
scorte di legna e carbone.
Tenuto conto che ogni autobus consuma non
meno di 120 kg di legna al giorno (che occupa uno spazio ben maggiore
del fusto che può contenere la benzina necessaria per produrre la stessa
energia), l'azienda si trova costretta a locare magazzini dislocati in
vari punti della città, tutti a ridosso della rete tranviaria, laddove
poteva essere installato un antistante binario di raddoppio. Per il trasporto del carburante dai magazzini alle rimesse
viene predisposto un servizio quotidiano di treni composti da un
locomotore e da vari carri merci, che vengono caricati sui binari di raddoppio
per non ostacolare il servizio viaggiatori. Per logica conseguenza è necessario assegnare le vetture a gassogeno a quei
depositi dotati internamente di binari (officine centrali, deposito del
Littorio per un breve periodo, Trionfale, Portonaccio, etc), tanto che
ad un certo punto si pensa anche alla possibilità di riattivare
l'esercizio dell'autorimessa Santa Croce, ex deposito tranviario, che
poteva in breve tempo essere nuovamente raccordato alla rete
nell'omonima piazza.

Trasporto della legna a mezzo di treni tranviari
L'esercizio delle linee ordinarie coi veicoli a gasogeno si rivelò da
subito fonte di numerosi problemi. Lo scarso rendimento del motore, che
si traduceva in una velocità di marcia piuttosto bassa (meno di 20 km/h
nei numerosi tratti in pendenza di una città collinare quale è Roma),
l'insufficienza del carico massimo di 120 kg di combustibile all'intero
esercizio giornaliero, ed ancora i numerosi guasti cui era soggetto il
generatore comportarono numerosi (ed onerosi), cambiamenti nelle
modalità di esercizio.
Fu anzitutto necessario spezzare in due il
servizio giornaliero delle vetture che dovevano prestare servizio per
l'intera giornata: le tabelle di marcia che prevedevano l'avvicendamento
di tre conducenti su turni interi o più di tre nel frequente caso
dei turni di servizio frazionati su due vetture diverse, furono spezzate
isolando il primo o l'ultimo dei turni (rispettivamente mattina, prima
uscita e bussolotto, terzo turno). Avveniva così che al cambio ad
avvicendarsi erano non solo autista e fattorino, ma anche la vettura,
con l'autista smontante che doveva ricondurre in rimessa quella giunta
al limite della scorta di combustibile.
Fu inoltre necessario rivedere i tempi di percorrenza delle linee
esercitate con queste vetture, dal momento che all'estrema lentezza si
aggiungeva il problema della sosta al capolinea. Basandosi l'intero
processo sulla combustione della legna a mezzo di fiamme vive la mancata
aspirazione del gas verso il motore rendeva ovviamente insufficiente
quella dell'aria necessaria al loro mantenimento e alimentazione, col
risultato che in tutti i casi di sosta, a prescindere dal motivo, il
processo di combustione andava naturalmente sopendosi. Secondo le
istruzioni aziendali il motore poteva essere semplicemente rimesso in
moto - o si poteva comunque riprendere la marcia - se la sosta non
durava più di quindici minuti (dovendosi per contro ripetere tutta la
procedura di accensione per le soste superiori), ma all'atto pratico ci
si rese conto che una pur minima diminuzione dell'intensità delle fiamme
portava a una sensibile riduzione della densità del gas necessario
all'azionamento del motore, quel tanto che bastava a non poter più
vincere la maggiore resistenza dell'elevato rapporto di compressione.
Il
problema non poteva essere risolto azionando la ventilazione elettrica, per il mancato sfogo dell'enorme quantitativo di aria da questa
aspirata, e furono quindi impartite varie disposizioni poi unificate nell'ordine di servizio n. 72 del 25 gennaio 1938, Istruzioni sulla
condotta degli autobus a gassogeno, che fu addirittura distribuito in copia ad ogni
singolo conducente, che attestò di averlo ricevuto mediante firma su un
apposito elenco, e vale la pena di riportarlo testualmente.
Si è dovuto rilevare che non tutti gli autisti adibiti
alla guida di autobus a gassogeno si attengono a quelle norme che sono
indispensabili per il buon funzionamento del tipo di vetture in oggetto.
Si tenga presente che quanto più vivo ed energico è il regime di giri
del motore a gassogeno, tanto migliore ne è il funzionamento. Pertanto
nella guida degli autobus a gassogeno si osservino le seguenti norme:
- quando per ragioni di traffico stradale, o per
altre ragioni, la velocità della vettura deve essere limitata, marciare in terza velocità anziché in quarta, anche in discesa, allo
scopo di mantenere alto il numero dei giri;
- dopo le fermate spostare sempre il cambio in prima.
Si rammenta inoltre ai guidatori che ogni qualvolta
una vettura provvista di carburatore ausiliario si fermi per deficienza
del gassogeno, allo scopo di riprendere al più presto la corsa coi
viaggiatori, si deve subito mettere in funzione il carburatore di
emergenza colle modalità e norme prescritte in precedenti ordini di
servizio.
Le soste al capolinea furono ridotte al minimo, con l'ulteriore
prescrizione che obbligava l'autista a premere il pedale acceleratore
con la marcia in folle ogni due minuti, in modo da mantenere vive le
fiamme, ma le prescrizioni ora illustrate sull'uso della terza marcia
crearono non pochi problemi nell'usura del motore, col che ben lungi dal
risolvere i problemi ci si trovò ad affrontarne altri e ben più gravosi.
Dal marzo del 1937 gli autobus
Lancia Omicron convertiti a gasogeno sono dotati di un carburatore supplementare applicato
al condotto di aspirazione, destinato, come dall'o.s. n. 72 prima citato, ad essere alimentato
da carburante tipo Roma per permettere la marcia del veicolo in
caso di guasti al gasogeno.
La manovra di passaggio da gasogeno a carburante
Roma non doveva essere delle più semplici, dato che costringeva l’autista ad
aprire il cofano del motore ed a spostare il tirante di comando dalla valvola a
farfalla posta sul collettore del gas a quella del carburatore supplementare, oltre a spiombare ed aprire un certo rubinetto; il sistema consentiva al veicolo
la marcia per alcuni chilometri. Le vetture dotate di tale sistema erano
contrassegnate con un segno distintivo costituito da un disco bianco con la
scritta CR (ved. oltre), applicato sui due lati del cofano del motore. La trovata del
carburatore ausiliario appare come un ripiego per i vari casi di mancato
funzionamento del gasogeno, ripiego che si dovette però rivelare di scarsa
utilità se al maggio 1941 tutti i carburatori supplementari risultano eliminati
dalle vetture.

Rifornimento e manutenzione dei gassogeni. Un
autobus sulla linea CP a piazza Venezia nel 1939
Con la massiccia introduzione dei veicoli a gassogeno, avvenuta nel
periodo 1935-1937, l'impossibilità di poter assicurare l'intero servizio
giornaliero con un carico unico di legna porta poi all'installazione di
quel secondo carburatore richiamato nello stesso ordine di servizio, che
avrebbe consentito alla vettura di percorrere alcuni chilometri pur con
l'alimentatore ordinario fermo.
Il comunicato aziendale lo giustifica
con la necessità di ricondurre la vettura in rimessa in caso di guasti o
di insufficiente alimentazione, ma appare fin troppo ovvio che questa
piccola riserva è finalizzata anche (se non soprattutto), ad assicurare
il rientro dell'autobus al termine della scorta di carburante. Il
secondo carburatore viene applicato al condotto d'aspirazione, al di
sopra del miscelatore. La scorta di carburante è sistemata in un
apposita vasca nella cabina del conducente, dotata di un rubinetto
piombato. L'entrata in funzione di un impianto esclude automaticamente
l'altro, e per l'utilizzo del carburatore di riserva occorre anzitutto
intervenire sul motore, sganciando l'asta di collegamento del pedale
acceleratore al collettore di aspirazione del gas: utilizzando una
apposita prolunga, il meccanismo dell'acceleratore deve essere agganciato alla
speciale valvola a farfalla che regola l'aspirazione del gas
dall'impianto di riserva. Si deve quindi intervenire sulla valvola del
carburatore di emergenza, aprendola quel tanto che basta ad assicurare
un leggero aumento del numero di giri minimo del motore, e quindi si
spiomba il rubinetto della vasca che contiene la riserva di carburante.
L'avvio del motore si ottiene con le medesime operazioni già descritte
per l'avviamento in rimessa, ma a messa in moto avvenuta è necessario
intervenire nuovamente sulla regolazione del minimo, manovrando
l'apposita valvola e la sua vite di arresto.
Le vetture cosi modificate risultano essere al 19 maggio 1937 i
Lancia Omicron dotati di generatore su licenza Imbert 679, 689, 691, 803, 823, 825, 843, 865, 875, 881, 887, 893, 1235. Dal successivo 15
ottobre, onde permetterne un immediata identificazione, al centro del
cofano di queste vetture viene dipinto un cerchio bianco del diametro di
14 cm, recante in nero le lettere CR (carburatore di riserva), distribuite sui due lati del cofano stesso.

Autobus a gasogeno a l.go Chigi, via dell'Impero, porta del
Popolo (28-VIII-1943)
Le squadre di pronto intervento per i guasti in linea si trovarono
alle prese con un consistente numero di attrezzi aggiunti per il
soccorso dei veicoli a gassogeno, attrezzi che naturalmente furono dati
in dotazione anche ai depositi e che vale la pena di elencare:
- un attizzatoio, una scaletta di ferro a pioli di conveniente
altezza e non meno di due sacchi contenenti ciascuno 50 kg di legna
pronta all'uso;
- un'asta di ferro di conveniente lunghezza a raggiungere il fondo
del serbatoio, per la sistemazione e il livellamento della legna
appena versata;
- un attizzatoio del tipo usuale per i caminetti, per rinvigorire
la combustione della legna dalla valvolina di accensione;
- una paletta a cartoccio per la sistemazione e il livellamento
dello strato di carbone;
- una chiave quadra per l'apertura e la chiusura dei vari sportelli
dell'alimentatore;
- una chiave a tubo per l'apertura e la chiusura dei vari sportelli
d'ispezione e controllo dell'impianto;
- un paio di pinze universali;
- un martello del peso non inferiore a mezzo kg;
- guarnizioni per il coperchio del generatore, per la vasca di condensa
e per le portine d'ispezione in quantitativo variabile;
- la prolunga per la messa in funzione del carburatore ausiliario (vedi sopra);
- un piccolo recipiente in lamiera per contenere il carbone
eventualmente estratto;
- uno o più secchielli contenitori.
Come si può ben immaginare l'impiego dell'alimentazione a gassogeno
non portò mai alcun vantaggio all'esercizio della rete ed anzi complicò
in ogni modo possibile la vita del personale tecnico e di guida, aumentando nel contempo le spese di esercizio delle linee esercitate con
questi veicoli.
Dopo l'entrata in guerra dell'Italia a fianco della
Germania, con le consistenti riduzioni del servizio tranviario per
esigenze di risparmio dell'energia elettrica, fu drasticamente ridotto
il servizio di trasporto del combustibile alle rimesse, e ai capolinea
furono installate delle cabine dotate dell'attrezzatura necessaria per
il secondo rifornimento della vettura, compito assegnato all'autista col
premio di una lira per ogni rifornimento effettuato. Il combustibile
necessario al secondo rifornimento è dato in consegna con la vettura e
con la chiave necessaria per aprire la cabina dove viene conservato
durante il servizio. La successiva carenza di pneumatici e di
lubrificanti non risparmia nemmeno i veicoli a gassogeno dalla
sospensione quasi totale del servizio autobus attuata successivamente
all'occupazione tedesca di Roma (settembre 1943): dopo la liberazione (4
giugno 1944), l'azienda indirizza i propri sforzi unicamente verso le
vetture alimentate a benzina o a gasolio, col risultato che l'ultimo
autobus a gassogeno di Roma circola in regolare servizio il 23 aprile
1944.
È da notare che nel parco ATAG abbiamo tre gruppi di autobus
costruiti in fabbrica direttamente con alimentazione a gasogeno, i Fiat
656-RG 1701-1747 (motore 656-G), i Lancia Omicron 1801-1849 (motore 77)
e gli Alfa Romeo 110-AG 3259-3307 (motore AG-6). Ai primi fu applicato
un generatore di gas a carbone anziché a legna, ma l’invenzione, che
dette subito ai veicoli il nome di autobus a carbonella, non
ebbe successo forse anche per la difficoltà di trovare il carbone; gli
altri furono invece dotati di usuale gasogeno a legna.
In tutti i casi
la trasformazione inversa, per l’alimentazione a gasolio, avvenuta per i
primi tra il 1939 e il 1940 e per gli altri a guerra finita, avrebbe
comportato per ogni rotabile all’incirca la stessa mole di lavoro che
abbiamo visto per la trasformazione del motore F6-M317; appare quindi
comprensibile che con la cessazione delle ostilità la conversione dei
gassogeni si sia indirizzata alla completa sostituzione del motore
e alla rimozione dell'alimentatore.
Riepilogo autobus con alimentazione a gasogeno
sistema |
vetture |
numeri di esercizio |
anno |
q.tà vett. |
Roma (già Imbert) |
Lancia Omicron |
1001 |
1934 |
1 |
613 |
1935 |
1 |
635/49/53/7/61/7/9/77-83/9/91
801/3/37/9/57/9/65/9/71/87/81/3/7/91-5
1037/41/5/9/83/1217 |
1936 |
35 |
659/65/71/85/9/93
809-13/23/5/31/3/43/9/55/63/75/85
1013/23/7/35/87/97/1201/5/11/33-7/45/9 |
1937 |
33 |
601/873/97/1099
629/47/55/1031 ex generatore Eva |
1938 |
8 |
603/21/7/815 ex generatore Dux |
1939 |
4 |
1801-49 dotate di gasogeno in fabbrica |
1935 |
25 |
Alfa Romeo 80N |
3101/3 ex alimentazione a gasogeno |
1937 |
2 |
Alfa Romeo 110AG |
3259-307 dotate di gasogeno in fabbrica |
1941-42 |
25 |
Dux |
Lancia Omicron |
627/815 |
1936 |
2 |
621 |
1937 |
1 |
Eva |
647-55 |
1936 |
5 |
629/1031 |
1937 |
2 |
Nostrum |
867 |
1937 |
1 |
Fiat 656-AG |
1701-47 dotate di gasogeno in fabbrica |
1936 |
24 |
Excelsior |
Lancia Omicron |
1021 |
1938 |
1 |
|
|
totale vetture a gasogeno |
|
170 |
Un precedente.
Nel luglio del 1934 il commissario per l'ATAG Lino de Stefani, trovandosi a Berlino per partecipare al Congresso
internazionale delle ferrovie di interesse locale e delle tramvie, si interessò ad un autobus alimentato a gasogeno a legna, circolante al momento in
via di esperimento sulla rete della città. L'autobus in oggetto, munito di gasogeno sistema Imbert, era stato posto in servizio sia su linee urbane
con fermate a brevi distanze, sia su un percorso extraurbano tra Rostock e Warnemünde di circa 30 km. Ecco cosa riferisce il de Stefani.
Il risultato sintetico delle informazioni assunte da diverse fonti e in Svizzera conduce a stabilire una netta superiorità
dell0'autogasogeno a legna su quello a carbone di legna:
- per la maggiore semplicità dell'apparecchio, specialmente per la depurazione del gas;
- per la maggiore prontezza di avviamento;
- per il migliore comportamento del motore nei riguardi della manutenzione, essendo evitato il grave inconveniente che si
lamenta per i gasogeni a carbone di legna per infiltrazione di polverino di carbone nei cilindri, che deteriora rapidamente il materiale.
L'apparecchio viene applicato facilmente (!) ai veicoli con motore a benzina mediante la modifica del grado di compressione del
motore; l'operazione può durare da 15 a 20 giorni e porta a un aumento di circa 800 kg al peso del veicolo. La potenza del motore si riduce del 25%
circa. Per contro il motore acquista una marcia elastica e tranquilla, il gas di scarico è assolutamente invisibile ed inodoro per la
combustione quasi perfetta del gas che consente anche una più facile manutenzione. Il costo della trasformazione può valutarsi tra le 10 e 12 mila
lire italiane per veicolo. Riguardo all'esercizio, si può calcolare un'economia, rispetto alla benzina, di circa il 75% e dal 10 al 20%
rispetto alla nafta.
Su questi dati di esercizio, specialmente sull'economia del 75% rispetto alla benzina, c'è parecchio da dubitare.
Il brevetto Imbert (alsaziano) è stato riservato alla Francia per uno stabilimento diretto dallo stesso inventore e si dice che
l'Imbert abbia predisposto i piani di costruzione del suo gasogeno presso vari stabilimenti in modo da poter fornire all'occorrenza, alle autorità
militari, entro poche settimane, fino a 40.000 gasogeni. Lo stesso brevetto per tutti gli altri paesi, eccettuata la Francia e colonie, è stato ceduto
ad una società Imbert-Gas di Aarau (Svizzera), la quale finora fa costruire gli apparecchi in Germania, ma che ha in corso di impianto un'officina di
costruzione a Neuchâtel e tre officine di trasformazione di veicoli esistenti a benzina rispettivamente a Zurigo, Neuchâtel e Ginevra. Finora le
applicazioni dell'autogasogeno in Svizzera si limitano a poco più di 50 trasformazioni; in Germania invece superano il migliaio, pressochè tutte per
trasporti merci ed in alcune città come Köln, Essen, Duisburg e Halle, per trasporti immondizie.
In realtà, l'alimentazione a gasogeno non trovò mai pratica applicazione in Svizzera e in Francia, mentre in altre nazioni, come la Germania, dopo
qualche sterile tentativo, fu utilizzata solo su rotabili per servizi ausiliari, come quelli del citato trasporto delle immondizie.
Ho preso accordi con la Imbert-Gas di Aarau per la pronta applicazione in via di esperimento di un suo apparecchio ad un nostro
autobus Lancia Omicron, da eseguirsi nelle officine di Roma dell'ATAG e si confida di poterne disporre entro un mese circa. Se i risultati saranno
favorevoli, come sembra di poter sperare, il governatorato di Roma avrà così portato un contributo non indifferente alla questione della
nazionalizzazione del carburante.
L'esperimento sarà stato certamente quello sulla vettura B.1001, sopra accennato. In ogni caso, le conclusioni del de Stefani sembrano
eccessivamente ottimistiche, ma può essere che furono tali solo per far piacere al Duce, al quale fu forse dovuto l'italianissimo
nome Roma dato al gasogeno Imbert.
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