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A due anni dalla sua comparsa ci è capitato tra le mani il volume in oggetto,
opera dell'autrice di Roma
in movimento del 2003. Il titolo del libro promette un po' troppo, visto che
la storia del trasporto a Roma è trattata solo dal punto di vista
giuridico-amministrativo-politico; il libro è chiaramente basato su documenti
aziendali e, nonostante la sua eccessiva prolissità, può essere di valido aiuto
agli interessati a questi argomenti. Di ogni notizia fornita è immediatamente
dato, in nota, il riferimento bibliografico e in tal modo l'A. si mette al
sicuro da eventuali errori; fino ad un certo punto, almeno, visto che la
funzione dello storico non è la semplice esposizione di fatti, ma soprattutto
l'interpretazione degli stessi. Le notizie dubbie che si trovano nel libro sono
parecchie e ne segnaliamo qui di seguito qualcuna iniziando da quelle di
carattere tecnico, alla quale seguiranno quelle di carattere amministrativo.
- Pag. 13
...impiego di sistemi diversi dal filo aereo, che furono inizialmente la
conduttura di corrente sotterranea...
A Roma non è mai stato utilizzato, nemmeno in esperimento, alcun tipo di
presa di corrente sotterranea; è stato solo sperimentato un sistema
a plots superficiali. Sembra che una presa di corrente sotto una rotaia
di corsa sia stata utilizzata dal Cattori nelle sue prove in villa Borghese,
ma la cosa è tutta da dimostrare.
- Pag. 15
...la Roma Civita Castellana... con trazione in parte elettrica e in
parte a vapore... nei giorni festivi funzionava anche con l'aggiunta dei
rimorchi.
La linea in oggetto non fu mai esercitata vapore, se non per qualche corsa
di prova; quanto ai rimorchi, questi erano ovviamente sempre impiegati
almeno sulla tratta extraurbana.
...da Roma partivano quattro tranvie interamente extraurbane. Le linee
Roma-Albano-Anzio-Nettuno e Roma-Marino Castel Gandolfo... La Roma-Viterbo...
La quarta era la tranvia a vapore Roma-Tivoli.
Delle linee citate solo la Roma-Tivoli era una tramvia; le altre erano
ferrovie, non certo tramvie extraurbane. Invece l'A. dimentica, tra le
tramvie, la Portonaccio-Ciampino-Marino e le tramvie dei Castelli.
- Pag. 16
In nota: V. Formigari - E. Timarco. I trasporti pubblici di Roma.
Per il webeditor è certo un onore essere, anche se erroneamente, associato
ad Elina Timarco, la defunta moglie del compianto amico Muscolino, autore
con la consorte del libro in oggetto.
- Pag. 17
...lunghezza [delle motrici SRTO] di 8,50 m; ...questa seria tara
ingegneristica [interasse 1800 mm] era stata aggravata dall'errore
di aver adattato piattaforme di estremità per sfruttare al massimo lo
spazio...
La lunghezza delle motrici SRTO a terrazzini e torpediniere era di 7800 mm e
non di 8500. Il significato del passo seguente non è chiaro: chi aveva
"adattato" le piattaforme? la SRTO? o il costruttore?
I tram della capitale, inoltre, avevano dimensioni troppo grandi per le
piccole strade della Roma rinascimentale e barocca...
In altre parole, i tram dovrebbero essere costruiti in base all'architettura
della città nella quale faranno servizio; in quanto definire troppo grandi
le carrozzette della SRTO...
In nota: Asse: organo cilindrico che sostiene le ruote poste alle sue
estremità (tante volte il lettore ignorasse cosa è un asse).
Il salvagente era una protesi applicata alla parte anteriore della
vettura... (nessun commento per la protesi).
- Pag. 18
...una caduta di tensione fino a 30 volt, mentre non avrebbe dovuto
oltrepassare i 5 volt.
Per una linea a 500 V, 5 V sarebbero lo 1%; ma ben altra caduta era ammessa
sui fili di contatto.
- Pag. 35
Siemens & Schuchert
Lo storpiare i nomi stranieri è stata sempre una abitudine nazionale: il
nome corretto è Schuckert, non Schuchert; la ditta in oggetto è
Siemens-Schuckert, senza la &.
- Pag. 45
Il motore era previsto di potenza adeguata... per gli assi delle ruote
si preferiva il sistema ad assi radiali liberi adottato a Praga...
Qui c'è innanzitutto da osservare che le vetture tramviarie hanno, di norma,
più di un motore e non è quindi corretto citare "il motore" parlando di un
tram, come si farebbe per un autobus. Il "sistema per gli assi delle ruote"
dovrebbe riferirsi al complessivo sala, boccole, ecc., ma mentre gli assi
radiali sono noti a chiunque si interessi di trasporto su rotaia, alquanto
oscuro riesce il termine "liberi".
Una nota dovrebbe chiarire la faccenda: Asse radiale: organo sostenente
le ruote poste alle sue estremità, che può orientarsi in curva; asse libero:
con ruote che girano folli su di esso, ossia indipendenti l'una dall'altra e
dall'asse. Quindi le nuove motrici municipali avrebbero avuto le ruote
folli sugli assi; chissà come era realizzata la trasmissione del moto...
Perché poi riferirsi all'impiego del sistema in oggetto a Praga, quando già
a Roma era stato utilizzato dalla SRTO...
Ancora in nota: i quattro freni erano: il freno elettrico destinato
all'uso normale, soprattutto nelle discese, ad aria compressa come
complemento e riserva, a mano altrettanto di riserva, e di riserva sulle
rotaie azionato elettromagneticamente o ad aria compressa.
Qui ci si riferisce al sistema utilizzato nelle prime motrici municipali (le
Charleroi), ma la questione è controversa; di norma il freno di servizio era
quello ad aria compressa, il freno elettrico avrebbe dovuto servire da freno
di rallentamento nelle discese e quello a pattini elettromagnetici (non ad
aria compressa) da freno di soccorso.
- Pagg. 108-109
Con i freni in uso il conducente doveva effettuare tre movimenti... ecc.
Qui si allude ai controller
K10 e BA, ma chi non è un po' addentro alla questione non capisce
niente; oltretutto si confonde, come spesso avviene da parte di chi non ha
conoscenze di trazione elettrica, il freno elettrico reostatico con la
manovra di contro corrente, due cose completamente diverse.
Descrizione dell'incidente
della motrice caduta nel Foro: si accenna al fatto che la vettura non
potesse essere frenata a causa dello scarrucolamento del trolley, il che non
è vero, visto che il freno elettrico (non la controcorrente che, se
utilizzata, avrebbe portato il più delle volte alla distruzione dei motori
senza o quasi effetto frenante) ha un funzionamento indipendentemente dalla
presenza o meno di alimentazione. Si aggiunge poi:
...ma nessuna vettura della SRTO ne era fornita [del trolley ad
archetto], dato il suo costo più elevato.
Si pretende che l'archetto, costituito da una semplice struttura in tubolare
di ferro e da uno strisciante in alluminio, sarebbe stato più costoso di un
trolley a rotella, con la puleggia, i cuscinetti di rotolamento, la presa di
corrente strisciante sull'alberino, le molle, l'asta ecc.. Bellissimo poi
che poco dopo, a pag. 111, si inneggia all'efficienza, per vari motivi,
delle reti di Milano, Genova e Bologna, tutte utilizzanti il trolley a
rotella.
- Pag. 112
Fin dal marzo 1906 il sindaco Cruciani aveva diffidato la Srto
dall'acquistare vetture prive di freni elettrici...
Tutte le motrici SRTO erano dotate, fin dall'origine, di freno elettrico
reostatico, anche se per alcune di esse la manovra dello stesso era
tutt'altro che agevole.
...l'Ufficio tecnologico, per l'ordinazione di dieci nuove vetture a
Dresda...
Quando mai sono state ordinate vetture tramviarie a Dresda; forse si fa
confusione con Praga (officine Ringhoffer).
- Pag. 154
...acquisto di 102 motrici in sostituzione delle vecchie a imperiale...
Qui e in altri occasioni (pagg. 162, 189) l'A. indica delle vetture SRTO "ad
imperiale" e di cosa si tratti è chiarito in una nota: I mezzi a
imperiale, detti anche a terrazzino, avevano un secondo piano scoperto, nota
che già di per sé è errata, visto che "terrazzini" sono chiamate le
piattaforme di estremità aperte, che non hanno niente a che fare con un
secondo piano scoperto. In ogni caso sia SRTO che ATM e seguenti non hanno
mai messo in servizio vetture tramviarie ad imperiale, cioè a due piani
coperti o scoperti che fossero (la così detta MRS a due piani del 1936 non
era una vettura ad imperiale).
- Pag. 157
...viaggiare sui tracciati Srto, perché il suo aggancio al filo aereo
per l'alimentazione...
Qui e in altre occasioni l'A. parla di "aggancio" della presa di corrente
(rotella o archetto) al filo di contatto; il termine è assolutamente errato,
visto che la presa di corrente è posta a contatto col filo, senza alcun
aggancio, con un accoppiamento rotoidale nel caso del trolley a rotella e a
strisciamento nel caso di quello ad archetto.
- Pag. 167
...motrici nuove, più potenti e con un peso doppio rispetto alle
precedenti.
La tara delle motrici antecedenti al 1923 (dovrebbero essere le 6 e 7
moduli) era 12 t e dovremmo quindi avere delle vetture di 24 t (!); in
realtà le successive motrici ad 8 moduli pesavano solo 12,5 t.
- Pag. 169
...la sabbia da utilizzare alla bisogna per aumentare l'aderenza al
binario, che era impiegata sulla rotaia dell'interbinario.
Cosa sia la "rotaia dell'interbinario" che necessita di sabbia lo sa solo
l'A..
- Pag. 172
Lo stridio delle ruote della rete romana ...unici rimedi erano il
miglioramento dei carrelli...
Al momento tutti i rotabili della rete erano a due assi e non si capisce
quindi di quali carrelli si parli (a meno che le vetture a due assi non si
ritengano, come qualcuno crede, delle vetture a carrello unico). La
questione dovrebbe essere chiarita da una nota: Carrello: telaio con due
o più assi per le ruote e interasse, su cui è agganciata la cabina della
vettura. E che cosa è lo "interasse"? da come è impostata la frase
sembra essere un oggetto che si aggiunge a ruote ed assi; bella poi la
cabina (cassa) della vettura "agganciata" al carrello.
- Pag. 175
...decreto del ministero... Che approva...
La parola "Che", con l'iniziale maiuscola, sarà un nome... forse si accenna
al famoso Che Guevara.
- Pag. 189
In nota: Torpedone: tipo di autobus scoperto, senza il tetto.
"Torpedone" era il nome allora dato ad alcuni autobus per servizio
turistico, che si presentavano più evoluti di altri analoghi mezzi,
indipendentemente dal fatto che fossero o meno senza tetto.
- Pag. 190
...vettura Motrice rimorchio Saglio (Mrs)...
La vettura MRS è sempre stata chiamata "Motorimorchiata Saglio"; non si
capisce perchè l'A. debba qui e in altre occasioni (pag. 291) chiamarla
"Motrice rimorchio Saglio", che tra l'altro è un non senso, visto che una
motrice non può essere rimorchio.
- Pag. 195
Cita in 800 V la tensione di una rete trifase, ma deve trattarsi di un
errore di stampa; il valore esatto è probabilmente 8300 V.
- Pag. 226
...le due zone [riforma del 1930] furono delimitate dalla circolare
centrale tramviaria (CD centrale destra e CS centrale sinistra)...
Che la circolare interna fosse stata all'inizio prevista come "circolare
centrale" è anche possibile, ma finora non si era mai sentito.
- Pag. 228
...la linea 33 San Pietro-piazza Risorgimento-piazzale Flaminio...
Era la linea F33.
- Pag. 230
...il transito sotto i forcipi di porta del Popolo...
Mah! Il forcipe è uno strumento chirurgico... ma forse qui si voleva
accennare ai fornici di porta del Popolo.
- Pag. 253
Si parla di un sistema stradale cardo-decumano; una spiegazione in
nota, una volta tanto, sarebbe stata utile per noi poveri ignoranti.
- Pag. 271
...linea 7 ministero delle Finanze-Monte Sacro, 7 barrata, 7a e 7b), e
quello al suo interno...
Da come è impostata la frase non si capisce che proprio le 7A e 7B erano le
linee interne a Monte Sacro.
- fig. f.t.
Un autobus Fiat 656 a tre assi della linea EP è dato come filobus Fiat.
- Pag. 291
...ai tranvieri lo accolsero favorevolmente [il filobus] perché
più maneggevole del tram...
Che un filobus fosse allora più maneggevole di un tram vorremmo poterlo
chiedere al conducente di un Alfa a tre assi che doveva fare la curva in
salita da via Capo le Case a via F. Crispi...
- Pag. 292
Qui e nell'indice dei nomi la nota ditta Bauchiero è sempre indicata come "Bauchiere".
- Pag. 317
[limitazione del] ...filobus 110 piazza Verbano-largo Chigi...
La linea 110 non è mai andata a p. Verbano; nel 1940 era p.
Indipendenza-p.le p.ta S. Lorenzo e arrivò a l.go Chigi nell'ottobre per
fusione con la M1P.
- Pag. 384
In tabella 10, tra le motrici sono citate le "Torpedone Srto" che sarebbero
le così dette torpediniere e i rimorchi a 7 finestrini e giardiniera, i
primi mai esistiti.
- Per ultima, una pignoleria: SRTO, ATM, MRS, ecc. sono sigle, non parole
e come tali vanno scritte in caratteri tutti maiuscoli o maiuscoletti e non
è lecito dividerle andando a capo, come ad es. a pagg. 64 e 66 dove troviamo
Sr-to.
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