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Definitivamente soppressa con apposito decreto ministeriale nella tratta San Cesareo-Alatri, dove l’armamento
è stato ormai smantellato per far posto ad una ridicola (oltreché inutilizzata
e finanziata) pista ciclabile, l’antica ferrovia Roma-Fiuggi-Frosinone è
oggi esercitata nella tratta, ormai considerata urbana, da Termini a Pantano
Borghese (con parte dell’itinerario destinato a far parte della costruenda
metropolitana C) ed è "temporaneamente sospesa" nella tratta da quest’ultima
località a San Cesareo. Continui dissesti del binario, frane (una delle quali,
fra Palestrina e Cave, tagliò in due la linea per sei mesi), opposizioni a
livello politico per la pericolosità del treno lungo la sede stradale (in specie
a Cave, dove era intenzione del Sindaco proibirne il passaggio e a Fiuggi) e
una forte improduttività economica portarono alla graduale sospensione del
servizio da Fiuggi ad Alatri (1978), da Cave a Fiuggi (1982) e da San
Cesareo a Cave.
In quest’ultima occasione (27 dicembre 1983), il mantenimento
del servizio fino a San Cesareo rimase soltanto sulla carta poiché il binario
era praticamente inutilizzabile in più punti e tale la situazione è rimasta dal
momento che alle buone intenzioni della regione Lazio (che in contrasto col
Ministero dei trasporti, che premeva per la soppressione del tronco Genazzano-Alatri, sosteneva il mantenimento dell’intera tratta fino a Fiuggi),
non seguì mai alcun intervento mirato al ripristino effettivo e duraturo del
servizio.
Lungo questa tratta non esercitata della linea, che in quanto sospesa non è mai stata soggetta a smantellamenti,
se non estemporanei o del tutto abusivi, tipo per installare cassonetti o
semafori o, molto più semplicemente, per parcheggiare, si sta ora
concretizzando la possibilità di far correre la memoria di un epoca
lontana più nei ricordi che nel tempo. E’ la prima fase del progetto denominato
Ferrovia museo dei monti Prenestini e delle colline romane,
che prevede il recupero degli edifici e la sistemazione dell’area espositiva dei
rotabili preservati dalle indiscriminate demolizioni degli scorsi decenni nella
stazione di Colonna.
Non sarà una statica esposizione di rotabili da offrire al nostalgico ricordo di chi li ha
utilizzati, o al rimpianto di chi deve accontentarsi di vederli come muti e
immobili testimoni di un periodo storico non più al passo coi tempi, bensì il
primo passo per la rinascita, seppure a scopo museale e rievocativo, di un pur
breve tratto di una storica linea ferroviaria per certi versi unica nel Lazio.
Un vero e proprio museo vivente, con rotabili di particolare pregio e
valore che in futuro trasporteranno i visitatori in un viaggio retrospettivo e
non solo virtuale nella storia dei nostri trasporti pubblici, lungo la tratta
superstite di una linea ferroviaria a suo tempo classificata come
economica, progettata con poche pretese e grandi ambizioni quando non esisteva alternativa
alla strada ferrata e si ricorreva a soluzioni non di rado ardite per adattare
queste infrastrutture a tessuti urbani concepiti per i pedoni e per qualche
carretto a trazione animale.
Immagini della stazione di Colonna prima dell'inizio dei lavori.
La sua realizzazione colmerà un grande vuoto esistente a Roma e nel Lazio, la mancanza di uno spazio
dedicato alla divulgazione di tutto quanto è accaduto in oltre 150 di storia in
materia di trasporto pubblico, particolarmente ma non solo su rotaia, che non
ha mai consentito di valorizzare l’effettivo ruolo storico che le ferrovie
minori, estranee alla grande rete che costituirà poi l’insieme delle linee
gestite dalle FS, svolsero a cavallo tra la fine dell’Ottocento e i primi del
Novecento. Al di là di ogni altro aspetto, infatti, il costituendo polo museale
potrà restituire ai cosiddetti rami secchi il merito di aver tracciato la
strada del riscatto sociale ed economico delle popolazioni interessate, per
rivalutarli dal duplice stereotipo di antiquato retaggio del passato, che servì
da pretesto a chi, nel dopoguerra, ben lungi dal far evolvere l’intero sistema,
rendendolo partecipe del progresso che aveva rappresentato, lo lasciò impigrire
in quella totale insufficienza che ne decretò la scomparsa, e delle gite fuori
porta dei giorni festivi.
Questo articolato progetto sta prendendo corpo poco alla volta grazie ad un impegno totalmente
volontario e nel giro di pochi mesi ha letteralmente cambiato volto alla
stazione di Colonna (come detto, punto di partenza di questa corsa nel
passato); l’encomiabile impegno personale di Giuseppe Arena e di pochi altri
appassionati ha già riportato l’impianto ad uno splendore cui i più giovani tra
i collaboratori non erano certamente abituati.
Grazie a documentazione e reperti originali della linea è stato possibile ricostruire gli interni
esattamente com’erano, dall’ufficio del capostazione (dove troverà posto il
telegrafo originale ivi utilizzato), al magazzino degli attrezzi, ed anche sul
piazzale stanno poco alla volta ritrovando il loro posto quelle attrezzature che
un mancato recupero, a suo tempo effettuato, avrebbe altrimenti esposto al
vandalismo e al rischio della dispersione. Il livellamento del terreno, inoltre,
consentirà di aggiungere a quelli originari ulteriori binari, che serviranno per
le manovre e la sosta dei numerosi rotabili che a regime potranno circolare tra
Pantano e San Cesareo. Troveranno posto, inoltre, alcuni binari per
l'esposizione di quei mezzi provenienti da esercizi a scartamento ordinario di cui si conserva vario ed
interessante materiale cui non è mai stato possibile, almeno finora, provvedere
una degna sistemazione.
Il trasferimento dei primi rotabili destinati alla ferrovia
museo: il locomotore 4, la motrice 434 e carri merci di vario tipo.
La stazione di Pantano Borghese, terminale della tratta rimasta in esercizio,
costituirà la porta di ingresso per i visitatori provenienti da Roma con la
futura metropolitana C. I visitatori stessi prenderanno posto sul convoglio
storico e percorreranno i primi quattro chilometri della ferrovia museo fino
alla stazione di Laghetto, dove sarà ospitata la prima delle strutture
ricettive: si prevede, infatti, di ospitare nel fabbricato viaggiatori un centro
di esposizione di prodotti tipici del territorio. Sarà, inoltre, possibile
visitare le vicine cave di basalto, da cui in passato venivano cavati i
sampietrini con i quali tante strade di Roma sono state pavimentate.
Successivamente, il convoglio raggiungerà la stazione di Colonna, che ospiterà
un’esposizione di rotabili storici, scelti fra quelli di proprietà delle società
Sport Evolution Club e Nettunia Sud, dell’AMIT e del GRAF. Questa
esposizione costituirà il nucleo più importante del museo ferroviario: saranno
presenti locomotive a vapore provenienti dalle ferrovie calabro-lucane (fra le
altre la 358 del 1928) e dalle ferrovie complementari della Sardegna (fra le
altre, la 4 del 1888, la 36 del 1936 e la 200 del 1909), automotrici
diesel (fra cui la MCL 88 del 1937 dalle ferrovie calabro-lucane, e la ALn 204
del 1935 dalle ferrovie meridionali sarde), carrozze (fra tutte la carrozza ex
ferrovia Monteponi–Portovesme del 1874) e carri. Saranno, inoltre, presenti
anche rotabili provenienti dal parco della ferrovia Roma-Fiuggi e delle cessate
tramvie dei castelli romani. Il fabbricato viaggiatori ospiterà una raccolta di
oggetti ferroviari ed una mostra modellistica. Saranno previsti spazi per
l’organizzazione di esposizioni a carattere temporaneo e un punto di ristoro,
quest’ultimo nella inconsueta e suggestiva cornice della carrozza ristorante
CIWL 4242 (costruz. Astrad, Arad 1943) che sarà collocata all’interno
dell’area della stazione insieme alla carrozza letto CIWL 3901 (costruz.
Ateliers Metallurgiques, Nivelles 1939). Infine, la ferrovia raggiungerà la stazione di San Cesareo, che accoglierà una
biblioteca ed una raccolta di materiale iconografico e cinematografico di
argomento ferrotranviario.
Nel mese di luglio, con la firma di
un apposita convenzione con la società Me.Tro., è stato dato il via alla
prima parte di questo progetto, il restauro della stazione di Colonna, che si
trova esattamente di fronte alla sede dell'Evolution Sporting Club, dove già da
molto tempo è stata individuata la sede provvisoria del costituendo polo museale.
Presso questa sede sono stati restaurati l'articolata Urbinati ex STEFER 402,
che da allora ospita una mostra retrospettiva permanente sulle tranvie dei
castelli romani, e le citate carrozze CIWL 3901 e 4242; sono inoltre presenti
numerosi pezzi della raccolta storica messa insieme nel corso degli anni, una
raccolta dispersa in varie sistemazioni di fortuna e che sarà poco alla volta
riunita, composta di numerosi mezzi ferroviari e stradali provenienti da vari
esercizi e costruiti in varie epoche.
Una previsione dei tempi di realizzazione di questo
avvincente progetto non è per ora possibile, in quanto i lavori hanno preso il
via solo nello scorso mese di luglio. Tuttavia, si segnala l’interessamento
autorevole di diversi enti locali, fra i quali i comuni di San Cesareo e di
Montecompatri, entro i quali si sviluppa la maggior parte del tracciato della
ferrovia. Sono stati, a vario titolo, coinvolti sia la provincia di Roma, sia la
regione Lazio, attuale proprietaria del sedime ferroviario, sia infine la
Met.Ro., erede della storica STEFER che ha gestito per svariati anni
l’esercizio della ferrovia Roma-Fiuggi; Met.Ro. si è dimostrata oltremodo
disponibile, non solo concedendo l’utilizzo degli impianti in comodato d'uso
gratuito, ma anche collaborando attivamente alla realizzazione del progetto per
le proprie possibilità. Pur nella consapevolezza delle difficoltà che inevitabilmente potranno presentarsi, la
creazione di questa struttura è indubbiamente di grandissima importanza, sia per
le positive ricadute sull'economia del territorio interessato, sia per il
contributo alla conservazione delle testimonianze della storia e della tecnica
dei pubblici trasporti italiani, e di Roma in particolare.
Luglio 2008.
Immagini: S. Bizzarri, P. D'Adderio, C. Ferrone, E. Mittiga, N. Zanottelli
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Luglio 2014
(il webeditor) Come era prevedibile fin
dall'inizio, di tutto ciò non si è fatto niente. Dopo la iniziale sistemazione a
museo della stazione di Colonna, con numerosi rotabili storici parcheggiati sui
binari, tutto è stato lasciato cadere e l'attuale stato dell'impianto ne lascia
prevedere una più o meno prossima e misera fine.
Marzo 2019: miserabile stato della 434
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