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La rete romana degli omnibus

IL MATERIALE ROTABILE

     
  Nononostante lunghe ed estenuanti ricerche ad oggi non è stato possibile reperire documentazione attendibile circa i criteri di costruzione delle carrozze, e i dati attualmente a disposizione sono oltremodo limitati. A seguire diamo una descrizione desunta da quanto si può ricavare dalle immagini disponibili  
     
  Tipo 1. Sono i primi omnibus entrati in circolazione nel 1845 e nel periodo 1856-1859: mancando qualsiasi esperienza al riguardo, si segue a Roma il criterio dei primi omnibus parigini, derivandone la struttura dalle carrozze private.  
     
  In linea di principio si tende ad appesantire la struttura applicando elementi costruttivi tipici delle diligenze, che consentono al rotabile di sopportare il maggior carico di persone e di lavoro; l'accesso alla vettura è sistemato posteriormente, con uno sportello in posizione centrale al quale si affianca un predellino dove durante la marcia il cocchiere resta in piedi, tenendosi ad appositi sostegni. L'abitacolo è alto e consente di viaggiare anche in piedi.  
     
  I posti a sedere sono costituiti da due panche di legno uniche sistemate alle pareti, in modo che i viaggiatori danno le spalle ad un numero di finestrini che può essere di quattro o cinque per lato. Le tre immagini disponibili mostrano in due casi una struttura del tutto simile a quella del velocifero pontificio.  
     
 

   

 
     
  Tipo 2. Si afferma con il graduale ampliamento della rete e con la necessità di ricorrere a materiale più funzionale.  
     
  La carrozza prende una forma che somiglia a quelle delle prime vetture tranviarie a terrazzini sia a cavalli che elettriche, che a loro volta derivano la propria forma proprio dagli omnibus, con due terrazzini di estremità, piattaforme a sbalzo sugli assali; quello posteriore, protetto da una ringhiera, consente ai viaggiatori di salire da ambo i lati del rotabile (l'accesso è sempre posteriore al senso di marcia), e offre condizioni di lavoro migliori per il cocchiere, che è il fattorino di allora. Lo sbalzo anteriore ha una struttura di legno pieno in luogo della ringhiera ed è attrezzato con un sedile monoposto per il vetturino.  
     
  Le casse di queste vetture, che presenta tre o quattro finestrini per lato, appaiono indipendenti dalle ruote, che sono più piccole e sistemate non ai lati, ma sotto il pavimento della stessa (nei primi omnibus le ruote sono sistemate ai lati e, come nelle diligenze, raggiungono e superano l'altezza del piano di calpestìo del rotabile).  
     
  I posti a sedere, stando almeno alla documentazione fotografica, sono quasi sempre fronte marcia, ma in qualche caso sembrerebbe di notare che i viaggiatori sono seduti con le spalle ai finestrini, ciò che lascia intendere che qualche vettura sia stata costruita continuando a seguire il criterio delle panche laterali (o forse sono omnibus più antichi solo in parte ricostruiti).  
     
 

   

 
     
  Tipo 3. E' la tipica vettura aperta in voga tra ottocento e novecento, del tipo a char-a-banc, italianizzato in giardiniera.  
     
  E' di fatto la vettura di tipo 2 completamente aperta da tutti i lati, attrezzata con dei tendoni che fungono all'occorrenza da copertura del vano viaggiatori. In questa tipologia di rotabile, come avverrà nei successivi tram e autobus, i sedili sono generalmente fronte marcia, dotati di panche trasversali che occupano tutta la larghezza della cassa, senza passaggio o corridoio centrale. Nelle immagini degli omnibus romani, tuttavia, sembra di potersi ravvisare che le vetture aperte siano dotate anche di panche longitudinali. E' possibile che si tratti di ricostruzioni estemporanee, forse a seguito di danni causati da incidenti.  
     
 

       

 
     
  Tipo 4. E' l'omnibus di ultimo tipo costruito a Roma, sviluppato su progetto degli uffici tecnici comunali. Presenta una cassa a tre finestrini e la struttura a terrazzini prima descritta, ma le ruote tornano esterne ai lati della cassa, di maggiori dimensioni quelle posteriori, più piccole quelle anteriori.  
     
  Sopra i finestrini, che sono chiusi da vetratura apparentemente fissa, appaiono delle grate di aereazione.  
     
  I posti a sedere sono fronte marcia e almeno in questo caso all'interno dell'abitacolo sembra di scorgere degli appigli che consentono ai viaggiatori in piedi di sostenersi durante la marcia. Di queste vetture sappiamo che furono costruite solo per la SRTO dalle officine Bottazzi di Roma in numero non precisato e che il legno utilizzato era di solito quello di rovere.  
     
 

   

 
 
 
 

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Ultimo aggiornamento: giovedì 04 gennaio 2024