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La storia del trasporto pubblico di Roma raccontata con passione e per passione. Sito fondato da Vittorio Formigari, online dal 1999 |
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La rete romana degli omnibus |
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I PRIMI SERVIZI DAL 1845 AL 1870 |
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Gli omnibus a cavalli, ovvero i rotabili per marcia su strada ordinaria a trazione animale, possono essere considerati i precursori degli autobus a trazione meccanica, esattamente come i tram a cavalli, i veicoli per marcia su rotaie sempre a trazione animale, sono i precursori dei tram a trazione meccanica, sia a vapore che elettrica. Ma se per identificare la prima linea tramviaria ci si può senz'altro riferire alla prima apparizione di una rotaia in ferro in una strada della città, più incerta diviene la ricerca quando occorra considerare, come è necessario ai fini delle presenti note, anche i rotabili su strada ordinaria, quelli che da un certo punto in poi furono chiamati con una parola di origine inglese ma derivata dal latino, ovvero omnibus. Quando poi la città di cui ci si interessa è Roma, una qualsiasi ricerca diviene ancor più problematica per il disordine che ha sempre caratterizzato la nostra città, oltre che per l'inveterata sgradevole abitudine di distruggere sistematicamente tutto quanto riguarda il passato. | ||||||
Fin dal 1845 è stato attivo in Roma un servizio di trasporto pubblico che non è dato di sapere se sia effettivamente stato il primo, da piazza Venezia alla basilica di San Paolo (circa 4,5 km), ma le notizie su questo ed altri servizi successivi, fino al 1870, sono quanto mai vaghe e nebulose. Ad attivare questa prima linea (12 giugno 1845), è la Impresa generale delle diligenze pontificie diretta da Andrea Ridolfi (succeduto al più famoso Liborio Marignoli). L'omnibus impiega circa 45 minuti per effettuare il suo percorso in una città ancora non interessata da sventramenti e interventi urbanistici: da piazza Venezia, il solo spazio compreso tra palazzo Venezia e l’antico palazzo Torlonia, si scende a piazza Montanara attraverso le vie Giulio Romano e Tor de' Specchi, un percorso del tutto scomparso con l’apertura di via del Teatro di Marcello, si percorre la via della Salara, anch’essa non più esistente, e superata la chiesa di S. Maria in Cosmedin, alla Bocca della Verità, si imbocca via della Marmorata (che cominciava allora dove oggi inizia il lungotevere Aventino); la via della Marmorata è seguita fino alla curva dell’attuale piazza dell’Emporio e, proseguendo in rettilineo, si raggiungono la piramide Cestia e la porta San Paolo per giungere quindi alla basilica seguendo il rettilineo della via Ostiense. | ||||||
Le corse non sono ad orario fisso, si parte solo quando c’è un conveniente numero di viaggiatori tra le sette antimeridiane e le otto pomeridiane. Il prezzo della corsa, fissato in 10 baiocchi, è riscosso dal cocchiere, che durante il viaggio se ne sta in piedi su un apposita pedana, sistemata sul retro di una carrozza dipinta in giallo e nero, con un unico accesso posteriore e due panche interne sistemate ai lati. | ||||||
La nuova linea riscuote un immediato successo, poiché consente di raggiungere la più lontana delle quattro basiliche maggiori di Roma, e della sua esistenza rimane testimonianza nel resoconto di una gita scolastica riportato dal periodico L'Artigianello. A guidare un gruppo di scolari è tale don Tommaso e la ricreazione, come la chiama il giornale, inizia con l’avvicinarsi del gruppo | ||||||
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Questo servizio rimane unico per molti anni. A dispetto delle buone previsioni di don Tommaso, infatti, i miglioramenti sociali erano lontani nelle idee e nel tempo: l’omnibus per S. Paolo fu accettato ed autorizzato dal governo pontificio, regnando Gregorio XVI, il Papa che la storia ci tramanda come nemico della ferrovia, unicamente per favorire il pellegrinaggio alle quattro basiliche maggiori, collegando la più lontana da un abitato che lasciava il posto alla campagna già lungo la via della Marmorata. | ||||||
Per vedere nuove linee omnibus dovranno passare undici anni. Il 7 luglio 1856, infatti, è solennemente inaugurata la prima ferrovia dello stato pontificio, la Roma-Frascati. Nello stesso giorno dell’inaugurazione, per la notevole distanza della stazione dall’abitato della città di allora, la Società generale delle strade ferrate romane attiva la linea piazza Montecitorio-porta Maggiore per via Labicana, utilizzando carrozze che la stessa ha fatto appositamente costruire sul modello di quelle utilizzate sulla linea per San Paolo. Una seconda linea è istituita a Frascati, dove la primitiva stazione è anch'essa ubicata a notevole distanza dall'abitato; le corse sono ad orario fisso per le corrispondenze con le partenze e gli arrivi dei treni. Il costo del viaggio in omnibus, per il quale iniziano la loro attività una biglietteria in piazza Montecitorio a Roma e un'altra sulla piazza S. Pietro a Frascati (chiamate agenzia della strada ferrata, visto che vi si vendono anche i biglietti ferroviari), è stabilito in quattro baiocchi. L'uso della linea non è condizionato al possesso di un biglietto ferroviario, ciò che ingenera un non indifferente affollamento di viaggiatori interessati a un tragitto prettamente urbano, affollamento che spinge la società ferroviaria a lasciare piena libertà di utilizzo anche sulla linea che dal 2 maggio 1859 collega piazza Montecitorio con la stazione di porta Portese (linea Roma-Civitavecchia). | ||||||
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Dall’esperienza degli omnibus di Pacàl sono intanto nate le Cariolas, un calesse coperto trainato da un cavallo che staziona nelle piazze e che si può prendere a nolo a tariffa oraria. Questa tipologia di esercizio è successivamente introdotta anche nei vari stati nazionali italiani, inizialmente a Firenze, ed è ampiamente diffusa a Roma quando inizia il suo servizio l’omnibus per San Paolo. Le carrozze pubbliche da piazza, come sono chiamate a Roma queste antesignane dei moderni taxi, possono sostare solo alla stazione assegnata, la possono ovviamente lasciare una volta caricato un cliente, ma al termine della corsa devono obbligatoriamente tornare alla stazione di appartenenza, col la sola facoltà di accettare ulteriori clienti durante il viaggio di ritorno a vuoto. Il loro uso è comunque tutt’altro che alla portata di tutti ed è soprattutto per via degli alti costi del noleggio (fino al 1870 le tariffe sono a discrezione dei gestori), che la popolazione accoglie con grande favore le prime linee di omnibus, le quali possono essere utilizzate a tariffa unica, ulteriormente ridotta se si segue solo una parte dell’itinerario (la tariffa cosiddetta di mezza corsa). | ||||||
Naturalmente non possiamo qui parlare fin qui di trasporto pubblico, almeno non nel senso che diamo oggi a questa espressione. L’Italia preunitaria era rimasta fino ad allora esclusa dalla grande rivoluzione industriale che, partita dalla Gran Bretagna, aveva ben presto coinvolto Francia, Paesi Bassi e Germania, rivoluzionando quasi da un giorno all’altro ogni aspetto della vita e dei rapporti economico-sociali. | ||||||
Roma e lo Stato pontificio costituivano una eccezione nell’eccezione, poiché in assenza di leggi chiare ed univoche tutto era demandato all’autorità del Papa e alla legge religiosa, pretesto che serviva al pontefice per dire no a qualsiasi progresso e lasciare mano libera alla corruzione delle autorità ecclesiastiche. Qualche tentativo di industrializzazione della città si era avuto con l’apertura di uno stabilimento tessile nella zona delle Terme di Diocleziano inaugurato nel 1772 e chiuso nel 1841, ma la vera spinta la dettero i francesi attraverso un programma di razionalizzazione delle attività produttive che, nelle intenzioni rimaste poi tali, prevedeva la regolazione del Tevere e la sua navigabilità anche a fini di pubblico trasporto, l’attivazione di stabilimenti in cui concentrare la mattazione degli animali (allora eseguita nelle singole botteghe senza alcun accorgimento sanitario) e la produzione di materiali da costruzione; in realtà, le uniche realizzazioni furono il primo nucleo dell’attuale cimitero del Verano (onde evitare le sepolture all’interno della città, in specie nelle chiese) e la pubblica illuminazione delle vie con lampioni a gas. | ||||||
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L’immobilismo conservatore dello stato Pontificio è peraltro è al suo culmine all'inizio degli anni '60 dell'ottocento per la perdita di vasti territori e il proliferare dei movimenti che dall’interno premono per l’annessione di Roma al Regno d’Italia. Le uniche realizzazioni industriali sono uno stabilimento di pubblica ammazzatora, ovvero il primo mattatoio, allora edificato nella zona di piazza del Popolo, e le officine a S. Maria de' Cerchi, il primo stabilimento della Società Anglo Romana Gas, che fu costruito su un area che andava dal Circo Massimo alla futura passeggiata archeologica. La necessità di trasportare i numerosi operai ivi necessari fu soddisfatta dai titolari dei servizi extraurbani di diligenze, che riutilizzarono mezzi e personale provenienti dalle linee soppresse con l’attivazione delle ferrovie: iniziano la propria attività ditte di trasporto che opereranno a Roma per decenni e tra le prime troviamo L’Impresa di Gaspare Fedeli con un servizio di "pubbliche corse a mezzo di carrozze tipo omnibus pel trasporto dei cittadini che prestano le proprie fatiche al servizio dell’ammazzatora alla Porta del Popolo", servizio che percorre la via Lata (oggi via del Corso), scende a piazza Montanara e collega contemporaneamente anche le officine del gas al Circo Massimo. L’impresa vorrebbe esercitare anche il trasporto delle carni macellate ai rivenditori, ma tale concessione è invece rilasciata alla ditta Fratelli Zarlatti, che ottiene in seguito una linea di omnibus da piazza San Pietro a piazza Venezia, in corrispondenza con l’omnibus di San Paolo. | ||||||
Per il servizio degli omnibus sappiamo per certo che proprio in quel periodo due imprenditori stranieri, tali F. Donners e Carlo G. Boyers, hanno trattato col ministero pontificio del commercio per la concessione di una esclusiva in tutta la città. Un incartamento conservato presso l'archivio storico della camera di commercio di Roma ci da i termini di queste trattative, che per quanto ne sappiamo non sono andate a buon fine, ma ci offre anche la notizia che nel 1863 a Roma ci sono alcune linee attive: "da piazza Venezia alla basilica Ostiense" (che è poi il citato omnibus di San Paolo), e "dalla piazza Venezia al ponte Milvio". |
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Ulteriori novità si concretizzano a seguito delle speculazioni di mons. François Xavièr de Merode, il Ministro delle armi di Pio IX, che intende valorizzare i vasti appezzamenti di terreno di sua proprietà nelle zone del Castro Pretorio e dell’Esquilino, proprietà successivamente estesa verso il centro cittadino con ulteriori acquisizioni lungo l’asse della futura via Nazionale. Tutte queste aree erano allora non edificate, caratterizzate da giardini e ville patrizie, come villa Massimo, scomparsa per far posto alla prima stazione Termini. Facendosi forza della sua carica e dell’influenza della sua famiglia, il de Merode aveva promosso la costruzione della caserma Macao e la penetrazione della ferrovia Roma-Frascati all’interno delle mura: la nuova stazione avrebbe dovuto accogliere, come avverrà, anche l’attestamento delle linee provenienti da Ceprano e da Civitavecchia e per collegarla degnamente al centro della città promuove il progetto di un'ampia strada di collegamento con piazza Venezia, la futura via Nazionale, che avrebbe dovuto chiamarsi via de Merode e si chiamò, nel tratto già realizzato prima del 1870, via Nuova Pia. Viene prevista anche una linea di omnibus diretta, attivata da impresa non accertata, p. Venezia-p. SS. Apostoli-Quirinale-via Nuova Pia, che resta però scarsamente utilizzata. |
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Ultimo aggiornamento: domenica 27 ottobre 2024 |