.

La storia del trasporto pubblico di Roma raccontata con passione e per passione. Sito fondato da Vittorio Formigari, online dal 1999

.

Home page I Meccanica della locomozione e trazione elettrica

.

Note di trazione elettrica. Sistemi inconsueti o singolari

IL SISTEMA DIATTO A CONTATTI SUPERFICIALI INDIPENDENTI

     
 

La prima applicazione del sistema Diatto fu fatta a Tours nel 1898; successivamente il sistema, dopo un sostanziale perfezionamento, trovò larga applicazione sulla rete urbana di Parigi a partire dal 1899 e in Italia fu proposto quale sostituto per la presa di corrente a filo aereo, sembra dopo una iniziale prova a Torino, prima dell'esperimento di Tours. Fu anche proposto a Roma, fortunatamente senza successo.

   

Alfredo Diatto, ingegnere di Torino. Non è chiaro se fosse imparentato con i fratelli Pietro e Vittorio Diatto costruttori di automobili. Ha pubblicato il volume "Trazione elettrica a conduttura sotterranea per tramvie : nuovo sistema brevettato", pubblicato a nel 1895.

Principio di funzionamento

E' un sistema a plot (1) indipendenti; a differenza dei sistemi a distributore come il Claret-Vuillemier, non vi è un distributore centralizzato che invia l'alimentazione ai singoli plot in contatto con il circuito di trazione delle motrici, ma ogni plot dispone di un dispositivo interno che lo collega, al momento opportuno, ad un feeder di alimentazione.

Lungo l'asse del binario sono montati i plot metallici di contatto P, opportunamente isolati, collegati attraverso un dispositivo interno alla sorgente di alimentazione (+500 V in figura); i successivi plot entrano in contatto con una slitta o frotteur F portato dalla motrice e l'azionamento del dispositivo di connessione di un plot è determinato da un campo magnetico creato internamente allo stesso da un elettromagnete B che polarizza magneticamente il frotteur F; l'eccitazione dell'elettromagnete è data dal circuito di trazione della motrice. La lunghezza del frotteur è di poco superiore alla distanza tra due plot successivi, in modo da poter entrare in contatto con entrambi simultaneamente.

La figura sottostante (a sinistra) riporta schematicamente un plot Diatto. L'elemento di contatto superficiale è costituito dalla piastra in materiale ferromagnetico (ferro o acciaio dolce) F solidale con la scatola sottostante D in bronzo; nella scatola è montato un anello M a sezione conica in carbone, che risulta quindi elettricamente collegato alla piastra F. La scatola D è fissata (mediante viti non raffigurate sullo schema) al contenitore E, sempre in bronzo, che si prolunga in forma di tubo fino alla parte bassa dell'apparato; entro la parte tubolare è alloggiato un cilindretto in materiale ferromagnetico K, il clou (termine francese per chiodo) secondo l'inventore, libero di spostarsi longitudinalmente e portate alla sua sommità un contatto conico in carbone N, che con il clou spostato verso l'alto si adatta al contatto fisso M. La parte inferiore del contenitore E è chiusa da un tappo a vite ed è riempita di mercurio R; il peso del clou è tale che farlo galleggiare o quasi sul mercurio. Ad E fa capo il conduttore esternamente collegato al feeder a 500V, attraverso un fusibile Q.

Quando un frotteur, magnetizzato dal proprio elettromagnete, si applica alla piastra F, il campo magnetico che si crea all'interno del plot provoca l'attrazione del clou da parte di F, portando a contatto reciproco i contatti M ed N e quindi chiudendo il circuito di alimentazione della motrice. Tutto il plot è montato in una massa di cemento-asfalto A e la parte centrale poggia con la flangia C sulla parte B, foggiata ad ali per creare una via di minor riluttanza nel circuito magnetico costituito dal frotteur e il clou. Infine, la piastra F è circondata da un pezzo anulare G, elettricamente conduttore ma non ferromagnetico (acciaio al nickel), posto in un contenitore anulare H metallico, collegato a terra (rotaie); la funzione di questa disposizione sarebbe quella di drenare le correnti di dispersione verso terra, impedendo che penetrino nel terreno con rischio di corrosione di tubazioni e simili.

Nella parte a destra della figura soprastante, si nota come il frotteur sia costituito da tre slitte J, J1 in materiale ferromagnetico, di lunghezza leggermente superiore alla distanza tra due plot successivi, sospese elasticamente al telaio della vettura; portano un sistema di elettromagneti NSN con le relative bobine Z tali da generare all'interno del plot il campo magnetico cui si è prima accennato. Il frotteur è mostrato nella figura in sezione trasversale a contatto di un plot. La slitta centrale J si porta a contatto della parte superiore del plot, mentre le due laterali J1 dovrebbero servire a completare il circuito magnetico con il clou; le frecce indicherebbero appunto l'andamento delle linee di forza del flusso magnetico. Il frotteur è magnetizzato da parecchie bobine come quella indicata, di solito quattro distribuite sulla lunghezza.

Il sottoscritto è alquanto scettico sia sulla funzione dei pezzi B e J1 a causa dei notevoli traferri presenti nel circuito magnetico, che sull'efficacia degli anelli H nell'impedire la dispersione di corrente nel terreno.

A questo punto tutto funzionerebbe, ma con un inconveniente: una motrice ferma non è in grado di muoversi, perchè se il frotteur non va a contatto con un plot il circuito di trazione non è alimentato, ma se il circuito di trazione non è percorso da corrente il frotteur non si magnetizza e non attrae il plot. Per questo motivo, il frotteur si munisce di due serie di avvolgimenti, come indicato nello schema sottostante.

Ogni elettromagnete porta un primo avvolgimento di filo di grossa sezione Z1 che parte dal frotteur e passa al circuito di trazione attraverso una resistenza R ed un secondo avvolgimento di filo più sottile Z2 che fa parte di un circuito locale comprendente una batteria di accumulatori U da 15 V, collegata come indicato. A circuito di trazione aperto, motrice ferma o in moto con controller in posizione neutra, la corrente circolante nel circuito formato dalla batteria, la resistenza R e le bobine Z1, Z2 mantiene magnetizzato il frotteur; a circuito di trazione chiuso, la corrente circolante nelle bobine Z1 provvede alla polarizzazione magnetica del frotteur, mentre la batteria è mantenuta in carica dalla caduta di tensione sulla resistenza R e le bobine Z1 (altri punti di dubbio del sottoscritto).

 


Plot Diatto.

Esercizio

Per quanto più affidabili dei sistemi a distributori, anche i sistemi a plot indipendenti si rivelarono abbastanza critici nell'esercizio. Il maggior problema che si riscontrava nel funzionamento dei plot Diatto era causato dalla dispersione di corrente che inevitabilmente dopo un certo tempo si aveva tra la piastra di contatto e il terreno circostante, conseguente alle infiltrazioni di umidità all'interno della massa asfaltica ed al sale sparso sulla sede stradale per combattere il gelo. Un altro inconveniente era che l'inevitabile magnetismo residuo del frotteur attirava tutti gli oggetti di ferro che trovava sulla strada, primi fra questi i ferri di cavallo, lasciandoli spesso cadere in occasione di scosse causate dal passaggio della vettura sugli scambi o sugli incroci, provocando altri guasti.

Le motrici equipaggiate per il sistema Diatto erano state munite, come le Claret-Vuilleunier, del frotteur di sicurezza che avrebbe dovuto cortocircuitare i plot eventualmente restati sotto tensione, facendone fondere il fusibile. Ma mentre nel Claret-Vuillemier il frotteur di sicurezza si era rivelato inutile, col Diatto si rivelò  dannoso. La corrente di dispersione che si stabiliva tra il clou del plot e la massa metallica circostante portava entro un certo tempo ad un deposito di carbonio sulla superficie interna del contenitore dei contatti e, se il deposito aveva una certa consistenza, il mettere a terra direttamente il plot dava luogo ad una violenta scarica interna, facilitata anche dalla presenza di vapori di mercurio, che distruggeva completamente l'apparecchio. Il frotteur di sicurezza fu quindi eliminato, il che, si dice, portò ad un numero impressionante di cavalli fulminati.

In ogni caso il sistema Diatto si rivelò, almeno, quello meno oneroso in esercizio tra i vari sistemi a contatti superficiali sperimentati.

 L'immagine riportata più in basso è tratta dalla richiesta di brevetto da parte di Alfredo Diatto al Patent Office degli Stati Uniti in data 26 novembre 1895. Come si può notare, il plot Diatto del brevetto è veramente rozzo, ben diverso da quello sopra descritto. Gli elettromagneti del frotteur sono alimentati direttamente, in parallelo al circuito di trazione e di conseguenza sono perennemente sotto tensione; il sistema non dispone di nessun dispositivo per l'avviamento di una vettura che si trovi con il frotteur disattivo e nel testo del brevetto si precisa che in tali casi occorre avvicinare una potente calamita al plot, onde chiudere il circuito al suo interno (come avranno fatto, con il frotteur che appoggia sul plot...). In ogni caso non occorreva preoccuparsi dell'apertura del circuito di trazione agli arresti della vettura, dal momento che il frotteur, alimentato direttamente dalla linea, restava sempre magnetizzato.

Il sistema Dolter

Verso il 1905 su molte linee parigine i plot Diatto furono sostituiti dal sistema Dolter, di diretta derivazione da quello. Una diversa disposizione degli elementi di contatto, qui di tipo basculante in luogo del clou a spostamento verticale ed un accurato studio di altri particolari, sembra avessero reso il sistema relativamente efficiente e sicuro.

________________

(1) Per il significato di alcuni termini francesi si veda la descrizione del sistema Claret-Vuilleumier.

 
 
 
 

Home page

Meccanica della locomozione e trazione elettrica

   
.

TramRoma, ©1999-2023 - Curatori: Dario Giacomini, Mauro Di Pietrantonio

Ultimo aggiornamento: mercoledì 06 dicembre 2023