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Sulla linea A, a ponte Vittorio.
Le due prime linee celeri, la A e la B, iniziarono il servizio il 16 febbraio
1948 e, come è facile immaginare, l'osservazione dei rotabili utilizzati sulle
stesse era per il sottoscritto fonte di interesse eccezionale, per la grande
varietà dei tipi di autobus utilizzati: si andava dagli allora usuali Fiat 626
bleu scuro, già abbastanza vecchiotti ma sempre simpatici, ai 680 (bellissimi
quelli noleggiati da un società chiamata Cinthia), a qualche raro Isotta
Fraschini rosso brillante piccolo ma elegante, ai Lancia una serie dei quali
apparve dotata - cosa insolita all'epoca per gli autobus turistici - di porte a
comando pneumatico, con quattro antine di ridotte dimensioni, molto strette.
Vetture per servizio turistico impiegate sulle linee B (p. Buenos Aires), A barrato (v. del Tritone).
D (v. Nazionale, v. del Tritone).
Agli inizi del 1951 l'ATAC annunciò che in un prossimo futuro sarebbe passata
all'esercizio delle celeri con i propri mezzi, essendo oramai arrivate in
servizio nuove serie di veicoli, alcuni dei quali, si diceva, appositamente
previsti per l'esercizio delle linee celeri. In verità, una serie di autobus di
questo tipo era già entrata in servizio fin dall'anno precedente: era il gruppo
di Fiat 680 con carrozzeria Stanga numerato 1941-1979, costituito da venti
piccole vetture a due assi, la maggiore comodità delle quali si riduceva alla
presenza sui sedili di una modesta imbottitura in vinil-pelle verde; l'ATAC li
aveva posti in servizio quasi tutti sulla linea Roma-Tivoli, per la quale non
erano in verità molto adatti non disponendo di alcuno spazio per bagagli e altri
colli.
Un Fiat 680 tabellato B e un Fiat 405.
Con l'annuncio di cui sopra, si poneva immediatamente il problema; con che
mezzi l'ATAC avrebbe esercitato in proprio la A e la B? Con i 680? La risposta
venne ben presto e, come subito il sottoscritto notò, era stata operata una
differenza di classe, tra la linea A privilegiata e la linea B tenuta in
sott'ordine. Infatti, mentre sulla A apparvero subito i 680, la B venne invece
servita dagli Alfa Romeo 140 delle serie 3601-3779, vetture tutt'altro che
adatte a linee celeri. Innanzitutto mancavano dell'imbottitura ai sedili,
dettaglio che era invece sembrato indispensabile per una linea celere; ma anche
le loro caratteristiche meccaniche, con il cambio a tre marce senza riduttore,
erano del tutto inappropriate ad un servizio che avrebbe richiesto vetture agili
e veloci.
Chi scrive ricorda come salendo per l'ultimo tratto di via Nazionale verso piazza Esedra, non
potendo la vettura mantenere la terza, i conducenti facevano tutta la salita in
seconda con un rumore di ferraglia infernale; la stessa carrozzeria degli Alfa
era poi eternamente sgangherata e ancora chi scrive ricorda che, percorrendo via
Marmorata o il tratto di via Salaria di fronte a villa Albani (due zone con
l'asfalto sempre sconnesso), le lamiere del cruscotto e del cofano del vano
motore (quest'ultimo perennemente con uno o più fermi aperti o inesistenti)
sembravano essere sempre prossime a staccarsi. Il motivo della presenza degli
Alfa sulla B era probabilmente che si voleva mantenere un certo numero di 680
sulla Roma-Tivoli, ma per il sottoscritto, per il quale la B era una linea di
impiego comune, la cosa era quasi un insulto, oltre al fatto che detestava gli
Alfa 140.
Un giorno, poi (ma fu evidentemente un caso di necessità, che non si ripeté
più), apparvero sul B anche qualche Lancia Omicron e addirittura la 3103, il
primo Alfa 80N entrato in servizio nel 1934, modificato portando il alto il tubo
di scappamento (precursori della pratica di oggi), tanto che molti romani lo
presero per un autobus a gasogeno, all'epoca ancora di non troppo lontana
memoria (ma il meglio arriverà nel 1953 quando sulla linea P, appena istituita,
si vide un Fiat 656 del 1934; lo avranno trovato in un museo).
Un Fiat 656 anteguerra sulla linea P.
Le cose migliorarono dopo qualche mese quando, entrate in servizio le
successive due serie di Fiat 680 (1981-2009 con carrozzeria Casaro e 2011-2057
con carrozzeria Cansa) entrambe dotate dei famosi sedili imbottiti, anche la B
ebbe vetture degne di una linea celere. Ma la A restava nuovamente in vantaggio,
perchè nel frattempo era passata all'impiego dei Lancia Esatau serie 301-349,
anch'essi previsti (almeno a chiacchiere) per linee celeri, che costituivano al
momento il culmine della modernità in un autobus, con il motore piuttosto piatto
e posto sotto il pianale, il così detto motore a sogliola (in realtà, con buona pace della Lancia, i Fiat 680 erano
molto più solidi, efficienti e meno rumorosi).
Ma per la B i guai seguitarono, perché ogni tanto, secondo gli
imperscrutabili piani dell'ATAC, scomparivano i 680, ricomparendo gli odiati
Alfa; la cosa si ripetè più volte. Inoltre, tra le tre serie di 680, l'ultima,
con la carrozzeria Cansa, era la più amata dal sottoscritto (forse perché della
stessa carrozzeria Cansa erano dotati gli amatissimi filobus 672F) e non sempre
sulla B facevano servizio gli autobus di questa serie; anzi, dopo un periodo di
qualche mese nel quale la B era stata servita sempre e solo dai Cansa, questi
all'improvviso scomparvero, sostituiti da quelli di seconda serie, con
carrozzeria Casaro. L'altalena tra Cansa, non Cansa e Alfa durò a lungo.
Il fascino delle linee celeri andò scemando, man mano che negli anni seguenti
la rete di autobus ATAC si estendeva. Dal 1955, con l'entrata in servizio degli
innumerevoli nuovi autobus Fiat e Lancia a cassa portante, anche le celeri
finirono per essere esercitate con rotabili comuni a tutte le altre linee, senza
nemmeno i famosi sedili imbottiti; d'altronde la conclamata celerità di queste
linee si andava esaurendo nel traffico cittadino sempre più convulso ed alla
fine di celere le linee avevano solo il nome e il supplemento sul biglietto
spillato ai viaggiatori. Tra il 1965 e il 1966 scomparvero anche le indicazioni
letterali sulle tabelle di linea: la B, in particolare, divenne 57 e seguitò una
stentata esistenza fino alla sua soppressione avvenuta, oramai come linea
normale, il 1° settembre 1997, una linea divenuta col tempo assolutamente
inutile, affiancata per tutto il suo percorso ad importanti linee centrali.
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