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La storia del trasporto pubblico di Roma raccontata con passione e per passione. Sito fondato da Vittorio Formigari, online dal 1999 |
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Articoli e libri sul trasporto pubblico |
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ALCUNE
CONSIDERAZIONI SULLO STATO DELL'ATTUALE |
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di Massimiliano Chiatti |
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In corsivo le osservazioni del webeditor. Le recenti vicende che hanno interessato la rete tranviaria romana e i numerosi commenti da parte degli appassionati, che si possono leggere sui vari forum, mi hanno spinto a scrivere qualche considerazione alla luce della mia ormai lunga esperienza di cittadino romano, di tecnico e soprattutto di appassionato di mezzi su rotaia fin dall’infanzia. Qualcuno potrà dire: “Ma allora perché non partecipi anche tu ai forum?”. Beh, forse sarò un po’ all’antica, ma non è uno strumento che mi attira, anche perché difficilmente le cose che si hanno da dire si possono condensare in poche righe. Il sottoscritto webeditor non partecipa nemmeno lui ai forum, ma non solo perchè è all'antica ben più del collega Chiatti (ed oltre a ciò è, come a tutti noto, un po' snob), ma anche perchè è dell'opinione che ai forum, tra poche persone colte e informate, partecipi una gran massa di ignoranti, presuntuosi e logorroici individui, con i quali, prima o poi, si finirebbe a male parole. Ma veniamo al dunque: l’argomento più “scottante” mi sembra la sospensione del 2 per la realizzazione del nuovo capolinea, che ha suscitato scandalo e indignazione. In realtà, a mio modesto parere, la linea 2 ex 225 è nata tra mille compromessi - come già a suo tempo il prolungamento del 19 a piazza Mancini nel 1983 - e quindi il percorso non era dei più razionali. Diciamo la verità: la deviazione per via Azuni, via Gianturco; via G. B. Vico allungava il tempo di percorrenza (semaforo di via Azuni) e come tutte le tratte che interessano strade diverse per i due sensi di marcia era abbastanza fastidiosa per gli utenti. Certamente poi era fastidiosa anche per residenti e automobilisti: è giusto proteggere la sede tranviaria il più possibile, dove l’ampiezza della strada lo consente, ma senza creare mostruosità che inevitabilmente spingono poi la gente a ribellarsi all’idea di avere il tram sotto casa. Inoltre, se ben ricordo, le recinzioni erano d’ostacolo anche in caso di guasti alle Stanga perché impedivano di aprire gli sportelli di accesso alle apparecchiature nel sottocassa. Purtroppo, ripeto, tra compromessi, demagogia e altro già a suo tempo il 19 nacque male: ricordo ad esempio il tratto di via Flaminia dove si rinunciò a installare il binario contromano per le proteste dei commercianti e dei residenti, salvo poi allargare il marciapiede riducendo comunque l’ampiezza della strada. Tanto valeva, allora, installare l’altro binario ed evitare il solito percorso sdoppiato su strade diverse. Il vero aspetto sgradevole dei lavori in corso è la durata veramente eccessiva, che non sembra avere alcuna giustificazione, e in questo mi riallaccio ai lavori del nuovo capolinea di Termini; bello, funzionale, ma un anno e passa di lavoro per un capolinea che per giunta è stato attivato solo in parte e che richiederà almeno altri due mesi per essere completato non mi sembra proprio un tempo ragionevole! D’altra parte a Roma questa sembra essere la regola: quanto tempo c’è voluto per realizzare l’8, che in fondo in gran parte ricalcava il percorso già esistente del 13? Purtroppo anche in quel caso non si sono voluti o potuti evitare lavori accessori di dubbia utilità o che potevano essere realizzati in altra occasione (ricordate la faccenda dei sampietrini cinesi?). A proposito di sampietrini, non si poteva evitare di selciare la zona del capolinea a via Giolitti e ricorrere più economicamente e velocemente all’asfalto? Circa il capolinea di Termini, invito tutti a leggere il trionfalistico ed esilarante comunicato stampa dell'Agenzia giornalistica trasporti e mobilità (che sembra sia parte dell'ATAC), da noi brevemente recensito. Per tornare al 2, ripeto che non sono contrario al nuovo capolinea, a parte il tempo eccessivo; tra l’altro un capolinea tronco era previsto fin dal progetto iniziale. Dove a mio avviso non ci siamo è con le priorità: visto che non si potrà ripristinare il 3, ammesso di avere le vetture necessarie, finché non sarà realizzato il nuovo binario in viale Carlo Felice, forse sarebbe stato meglio procedere prima a quell’intervento, invece di sospendere un’altra linea che tutto sommato funzionava abbastanza bene. Anche qui, forse lo spostamento del binario non era proprio indispensabile (credo si tratti di una richiesta del Municipio competente), ma personalmente la disposizione della sede tranviaria di viale Carlo Felice mi è sempre apparsa poco razionale per l’evidente sproporzione tra le ampiezze e quindi le capacità delle due carreggiate stradali. Ben venga quindi un doppio binario al centro del viale, opportunamente protetto (e qui sarebbe possibile farlo senza dare fastidio a nessuno), però sbrighiamoci! In conclusione vorrei invitare un po’ tutti ad essere più sereni e ottimisti: è vero che quest’estate la rete tranviaria è ridotta ai minimi termini (ma non è la prima volta!), ma con un po’ di pazienza sono certo che riavremo tutte le linee, magari più funzionali di prima. Certamente le critiche sono inevitabili e, se costruttive, magari anche utili, ma spesso noi appassionati tendiamo a ragionare più con il cuore e quindi a difendere acriticamente ogni metro di rotaia e ogni vettura scomparsa. Ho letto i commenti di qualcuno che criticava la demolizione delle PCC e delle MRS, sono senz’altro d’accordo per quanto riguarda le PCC, ma razionalmente le pur simpaticissime MRS – che non hanno nulla a che vedere con le 28 di Milano - avevano abbondantemente fatto il loro tempo. Che ci piaccia o no, il mondo cambia e le esigenze – di sicurezza, comodità, praticità, comfort, ecc. – pure. Personalmente ho sempre amato profondamente le tranvie dei Castelli, anche se per motivi di età ho solo pochi vaghi ricordi delle tratte extraurbane, ma oggi sarebbe inconcepibile averle ancora in funzione così com’erano: ve lo immaginate il binario unico attraversare Albano o Grottaferrata, i raddoppi con i loro segnali a disco, le vetture talmente alte che per salirci su, magari dove non c’era nemmeno il marciapiede, bisognava essere degli alpinisti? Certo, subito qualcuno dirà la parola magica: “Bisognava ammodernarle!”. In realtà in quel caso un ammodernamento avrebbe dovuto inevitabilmente comportare una ricostruzione integrale in sede propria a doppio binario, con un sistema di segnalamento moderno e nuovi convogli, magari a pianale ribassato. Magari lo si fosse fatto, però anche se con dispiacere devo ammettere che non si può considerare un errore la soppressione delle tranvie così com’erano negli anni Cinquanta e Sessanta Nota per gli amici de “Il mondo dei treni”. Piazza Vittorio, almeno tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta, era percorsa da un anello a doppio binario solo su tre lati, escluso il lato sud est dove il binario era unico anche se esistevano ancora i morsetti della linea aerea a testimoniare che un tempo anche quel lato era stato a doppio binario. L’anello era raccordato a via Principe Eugenio, via Napoleone III, via dello Statuto, via Leopardi e via Emanuele Filiberto. Comunque il doppio binario non era più utilizzato almeno dai primi anni Sessanta dal momento che vigeva la circolazione rotatoria seguita anche dai tram (ricordo 11, 12, 13, 14 e le vetture del 5 da e per il deposito, tra il 1970 e il 1972 anche il 7 che aveva abbandonato via Merulana). L’anello fu smantellato negli anni Novanta perché delle lesioni ad un edificio non consentivano più il transito dei tram dal lato di via Carlo Alberto, quindi fu ripristinato il doppio senso di marcia tra via Napoleone III e via Principe Eugenio e ricostruito il raccordo a doppio binario per via Emanuele Filiberto. E' ovvio che il sottoscritto è pienamente d'accordo in tutto con il collega Chiatti. |
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Ultimo aggiornamento: giovedì 11 gennaio 2024 |