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La storia del trasporto pubblico di Roma raccontata con passione e per passione. Sito fondato da Vittorio Formigari, online dal 1999

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Argomenti di carattere generale

COME TI DISTRUGGO LA RETE TRANVIARIA ROMANA
(o il poco che ne resta)

     
 

Dopo la prima edizione della presente nota, abbiamo ricevuto dal collega avv. Donzelli alcune possibili varianti allo scenario proposto, che riproduciamo in carattere corsivo.

Siamo stati spesso accusati di essere pessimisti ed è senz'altro vero, ma purtroppo il nostro pessimismo si è dimostrato quasi sempre realistico. Per seguitare nel pessimismo, ecco qui di seguito una ipotetica serie di azioni che ATAC e comune potrebbero intraprendere per distruggere la rete tramviaria romana; e non è detto che non lo facciano, anche ispirandosi un po' a quanto qui scritto. In tutto il seguito l'indicazione "i.v.p." sta per "in via provvisoria", frase utilizzatissima dai nostri amministratori quando parlano di cose definitive. Il racconto, di pura fantasia, prende le mosse dagli attuali avvenimenti; non si indicano date o cronoprogrammi, perchè nella situazione nella quale ci troviamo e con la gente con la quale abbiamo a che fare nessuna previsione è possibile.

Fase 0

I lavori per la pedonalizzazione dei Fori si concludono entro il termine previsto del 30 luglio od anche oltre, ciò non avendo alcuna influenza sui successivi avvenimenti che ipotizziamo; nonostante il termine dei lavori, l'esercizio tramviario sulla linea 3 non riprende, essendo lo stesso legato non all'operazione Fori, ma ai lavori per la stazione Colosseo della metro C.

Conseguenza. Data la situazione, in vista della ripresa del traffico autunnale e delle limitazioni imposte dai lavori in via Labicana, si decide di riaprire, i.v.p., il doppio senso di marcia nella corsia maggiore di viale Carlo Felice, tornando quindi alla situazione precedente il 27 agosto 2012. I convogli della linea 8 in rientro torneranno quindi a passare per via Emanuele Filiberto, piazza Vittorio ecc.

Fase 1

Necessita scavare buche e fosse in via Labicana e in piazza del Colosseo, ciò che contrasta con la necessità di mantenere il binario percorribile per le corse di uscita e rientrata della linea 8. Pertanto si stabilisce, i.v.p., di esercitare la 8 con autobus.

Conseguenza. Dopo breve tempo, il XVI municipio rinnova la richiesta, già avanzata nel 2004 ma respinta dall'ATAC, di coprire parte del binario della linea 8 verso piazza S. Giovanni di Dio per installarvi un mercato rionale. Dopo qualche tentennamento accompagnato da corrispondenti roboanti proclami, il comune concede al XVI municipio l'autorizzazione, i.v.p., a coprire le rotaie; pochi giorni dopo l'ATAC smantella una tratta di linea aerea.

Con l'apertura del primo tratto della metro C Pantano-Parco di Centocelle (che si ostinano a chiamare Montecompatri Pantano-Parco di Centocelle generando grande e opportuna confusione: càspita, quanto è lunga la metro C...), si decide la soppressione, i.v.p., della Roma-Giardinetti, in attesa di "trasformazione" (in realtà smantellamento e ricostruzione) della stessa in linea tramviaria ordinaria. Che non si farà mai, ma intanto si smantella, poi con centinaia di pretesti non si farà più nulla, tanto le zone interessate sono le stesse servite dalla metro C, che (al solito a chiacchiere) non è poi tanto lontana. La metro C sarà sempre l'espediente per far sparire altri pezzi di rete.

Fase 2

Ad un certo punto appare chiaro che la chiusura dell'esercizio tramviario sulla 8 è definitiva: il tram sparisce dalla zona nord-ovest della città e può essere demolito qualche chilometro di binario, da porta Maggiore a Monteverde Nuovo, insieme alla diramazione per via Arenula e piazza Venezia. Con l'eliminazione del capolinea di piazza S. Marco, qualcuno parla di riqualificazione. Con la chiusura delle linee 3 ed 8 si riduce molto il numero di vetture necessarie ad esercitare la rete; l'ATAC accantona nelle officine centrali gran parte delle motrici serie 92, delle quali inizia la cannibalizzazione per ricavare i pezzi che hanno in comune con le motrici 91 (pantografi, vetri, porte, materiale di arredamento, ecc.); la restante rete è esercitata con le 91 e le Socimi, con un totale di circa 40 vetture efficienti, alle quali sporadicamente l'ATAC osa aggiungere qualche Stanga che, nonostante la vetustà, ancora riesce a muoversi.

Fase 3

Occorre ora passare alla fase successiva, consistente nel demolire la rete nei quartieri nord-est ed ecco come si fa.

Fase 3.1

Si comincia insistentemente a richiamare l'attenzione dei cittadini sull'insufficienza della linea 2, troppo breve e di scarsa penetrazione verso il centro della città e nello stesso tempo dotata di un capolinea esterno troppo distante dalla periferia; da molte parti se ne ipotizza la sostituzione con una linea rapida che, partendo ad es. dalla zona di Grottarossa, penetri fino al largo Augusto Imperatore (ciò che sarebbe poi la vecchia linea 1 del 1972, ma di questo nessuno al momento sembra accorgersi). L'ATAC annuncia ad un certo punto che le vetture tramviarie della 2 saranno sostituite da modernissimi autobus elettrici ad energia solare, che entreranno in centro senza inquinare; naturalmente degli avveniristici mezzi non si vedrà mai l'ombra, ma la linea 2 è trasformata in autobus. Ovviamente si inneggia alla riqualificazione del primo tratto di via Flaminia, finalmente liberato dalle rotaie.

Con la chiusura della 2 cessa la necessità di avere motrici bidirezionali; quelle in esercizio sono man mano cannibalizzate a metà, ossia private di tutto quello che occorre a condurle da una delle due estremità, per mantenere in efficienza uno dei due posti di condotta.

Fase 3.2

La linea 3, autobus, è prolungata da piazza Thorwaldsen a piazza Risorgimento; il fatto che si crei una linea smisuratamente lunga che necessiterà di un notevole numero di autobus ed autisti sembra non preoccupare nessuno; anzi ATAC e comune si autocompiacciono per il nuovo servizio offerto ai cittadini. In realtà l'operazione è propedeutica alla successiva fase 3.3.

Fase 3.3

L'ATAC riduce gradatamente la frequenza delle corse della linea 19; non solo, ma approfitta di ogni minimo incidente anche non interessante in alcun modo il tram, per introdurre limitazioni al servizio, a Valle Giulia od anche a piazza Galeno e queste limitazioni si estendono ben oltre il tempo strettamente necessario; il risultato è che molti utenti della 19 nella tratta da piazza Risorgimento a porta Maggiore utilizzano sempre più gli autobus della 3. Infine, con varie e futili scuse, quali l'eccessiva lunghezza della linea e le difficoltà a mantenere l'orario, oltre ad una certa questione da tempo immemorabile aperta tra comune e un tale che abita in via Aldrovandi (per il quale ad un certo punto si era progettata una linea a binario unico attraverso villa Borghese), l'ATAC annuncia la soppressione della linea 19, in sostituzione della quale gli utenti potranno servirsi della 3 già prolungata piazza Risorgimento e di una delle linee tramviarie percorrenti via Prenestina. Molte motrici sono avviate alla demolizione nell'area Collatina, nella quale già si trova buona parte delle 92; per il servizio sulle rimanenti linee 5 e 14 occorre in tutto non più di una trentina di rotabili, che vengono scelti tra le Socimi e le 91 meno malandate.

Essendo stata aperta la ridicola tratta Pantano-Parco di Centocelle della metro C, tanto vale chiudere la linea 5, mentre con il cantiere della metro C a via Barletta la 19 è soppressa da Valle Giulia a piazza Risorgimento, con opportuno prolungamento della 3, autobus, a piazza Risorgimento.
Il 19 è poi limitato a piazza Galeno, risolvendosi così l'annosa questione di via Aldrovandi, e successivamente definitivamente soppresso per fare posto al cantiere del posteggio interrato di piazza dei Gerani, che è inevitabile, fondamentale, riqualificante, ecc.; l'ATAC può smantellare il binario del raccordo di via Bresadola, realizzando un suo antico sogno.

Con la fase 3, anche la zona nord-est della città è liberata dal tram: tutto il binario da piazza Risorgimento a porta Maggiore, che fu sede della gloriosa circolare rossa, e lungo la via Flaminia è destinato a rottame. Restano le due linee sulla via Prenestina, la 5 e la 14 e qui la faccenda è un po' più delicata.

Fase 4

Già da tempo il comune preme per la realizzazione di un parcheggio sotterraneo in piazza dei Gerani, a Centocelle, ma vi è sempre stata la questione del capolinea ad anello dei tram 5 e 19 che dovrebbe essere sostituito da un capolinea tronco in una via, soluzione non gradita agli abitanti della zona, ma neanche all'ATAC che si vedrebbe costretta ad utilizzare sulle linee rotabili bidirezionali dei quali scarseggia (molte motrici sono solo apparentemente bidirezionali, essendo state già da tempo cannibalizzate a metà). La stessa ATAC, in passato, ha invece più volte manifestato l'intenzione di chiudere il raccordo tramviario che si stacca dalla Prenestina e, percorrendo via Bresadola, termina in piazza dei Gerani, adducendo le solite ridicole giustificazioni della linea ultraveloce (la 14, figuriamoci un po'!) che non può essere disturbata dal traffico di più modeste linee. Le richieste dell'ATAC, fin'ora respinte, sono ora prese in considerazione: la situazione è decisamente cambiata, la 19 non c'è più e la 5 non è praticamente che un doppione della 14, dall'itinerario del quale si distacca solo all'altezza appunto di via Bresadola.

Cosa c'è di più facile, quindi, di sopprimere la 5 e attivare, tanto come consolazione per gli abitanti, una navetta autobus che partendo da Tor de' Schiavi giri un po' su e giù per il quartiere finendo magari alla più o meno futuribile stazione della metro C? Piazza dei Gerani, con la costruzione del parcheggio sotterraneo, è riqualificata.

Fase 5

Con la chiusura della linea 5, la rete tramviaria è ridotta ad un'unica linea (davvero una unilinea), la 14, sulla quale si appuntano i riflettori di ATAC e comune che la eleggono subito a super-tram, ma che, altro che tram, è una metropolitana leggera, una metropolitana di superficie ecc., da potenziare ed estendere ad ogni costo; si fanno progetti di ogni genere, si promette imminente l'immissione di rotabili sofisticatissimi... Ma nessuno crede a queste chiacchiere: una città come Roma non può permettersi il lusso di una sola linea tramviaria. Oltre a ciò, nasce improvvisamente un problema per certe norme europee che dovrebbero regolamentare gli incroci tra linee a trazione elettrica a diversa tensione e l'ATAC si trova in imbarazzo per l'incrocio a porta Maggiore con ciò che rimane della ferrovia Roma-Fiuggi (ancora in funzione per le vicissitudini collegate alla costruzione della metro C, ma questa è un'altra storia). Dopo le usuali e vane chiacchiere, nelle quali si prospetta anche l'uso di sistemi innovativi per permettere alle vetture tramviarie di passare sotto la linea aerea ferroviaria a pantografo abbassato (c'è qualcuno che propone i super capacitori, mentre altri più modestamente si accontentano di usuali accumulatori), la faccenda si risolve con l'esercizio i.v.p. della 14 a mezzo autobus...

Alla fine resta solo la 14, ma tanto si farà (notare il futuro) la diramazione della metro C per Ponte Mammolo, quindi tanto vale toglierlo subito. Inutile dire che nel frattempo i filobus della 90 saranno già scomparsi da tempo per esaurimento pile (e forse anche la "lunghissima" linea filoviaria all'EUR, tanto rapidamente ed economicamente costruita). E non crediamo che si fermeranno ai tram, nel contempo scompariranno tutte le corsie preferenziali, troppo pericolose per i motociclisti, e l'intera rete autobus sarà massacrata dai sensi unici (mentre prolifereranno le piste ciclabili, anch'esse fondamentali e riqualificanti per la mobilità urbana). Poi c'è quello che succederà ancora dopo. Per mancanza di fondi scomparirà completamente il trasporto pubblico (ci siamo quasi arrivati, nota del 2019), mentre per crisi economica ben pochi potranno più permettersi l'auto privata. La mobilità resterà in mano agli autotrasportatori privati di persone, come ai tempi delle camionette, che oggi fanno solo linee turistiche ma che domani resteranno a carissimo prezzo gli unici gestori del trasporto pubblico.

Così termina l'esistenza della rete tramviaria elettrica romana (1895-201x; si accettano pronostici per il valore di x, il webeditor propone x=8), distrutta per stupidità, cecità, ignoranza.

* * *

Per poter mantenere il servizio sulla linea 3 durante i lavori per la metro C al Colosseo, l'ATAC ha proposto la costruzione di un doppio binario che, in prosecuzione di quello in viale Carlo Felice, transiterebbe per piazza S. Giovanni, via Amba Aradam e via della Navicella, ricollegandosi poi all'impianto esistente al Colosseo prima della salita verso il Parco del Celio. La proposta è stata respinta in quanto:

  1. le onde magnetiche emesse dalla linea di contatto del tram disturberebbero i delicati e sofisticatissimi congegni in uso all'ospedale San Giovanni, i pazienti del quale sarebbero inoltre in continuo pericolo a causa delle vibrazioni causate dalle vetture in transito e non potrebbero dormire per il rumore prodotto dal tram (ricordiamo che anche durante la costruzione del ben noto e innovativo mezzo di trasporto a L'Aquila si prevedeva che il filo di contatto non fosse presente davanti all'ospedale, in base al parere di illustri clinici di quel nosocomio);
  2. l'APUS (Associazione Protezione Uccelletti e Simili) fa presente che il tram disturberebbe le rare e selezionate razze di volatili che oggi popolano gli alberi di Villa Celimontana ed eventualmente i pesci rossi presenti nella vasca della Navicella, mentre il CMGC (Comitato Mamme Giardini del Celio) vede in pericolo l'utilizzazione, da parte di bambini e cani, dei giardinetti di recente realizzati dal comune nell'area antistante i fabbricati militari;
  3. anche i numerosi pensionati che, appollaiati sulle sedie delle sale di attesa dell'INPS, passano le loro giornate in fiduciosa attesa di essere ascoltati hanno fatto presente la loro opposizione al tram, che disturberebbe il loro sonno.

Una proposta di adottare, in luogo della linea aerea, uno dei tanti ed oramai collaudatissimi sistemi di presa di corrente a terra, è stata anch'essa respinta in quanto, in base a recentissimi studi, un simile sistema distruggerebbe per elettrolisi le fondazioni degli storici edifici, provocando a breve crolli disastrosi.

Nota. - Per i beoti che non riescono a capire quando si scherza o quando si fa sul serio, precisiamo che il presente comunicato è uno scherzo (fino ad un certo punto).

 
 
 
 

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Ultimo aggiornamento: mercoledì 10 gennaio 2024