A partire dagli ultimi anni '20, i rotabili per trasporto pubblico in Italia
iniziarono ad essere dotati di chiusure agli accessi, secondo uno schema che
resterà tipico fino alla fine del secolo e che in parte sarà adottato anche
all'estero; in tale schema la chiusura dell'accesso era costituita da due o
quattro antine operanti a libretto, a comando inizialmente manuale e
successivamente sostituito da un comando ad aria compressa o elettrico. Furono
ben presto unificati materiali, dimensioni e altre caratteristiche delle antine,
col che le porte di tram, autobus e filobus in Italia si presentarono
nell'aspetto che ci è stato familiare per più di mezzo secolo.
La porta a libretto dei rotabili degli anni '30 era costruita con antine in
legno lucidato al naturale, dotate di vetro superiore seguente alto quanto i
finestrini della fiancata e nella maggior parte dei casi l'apertura delle antine
si aveva verso l'esterno, per quanto già c'era chi preferiva un'apertura verso
l'interno, per non avere parti sporgenti fuori della sagoma del veicolo.
Naturalmente, l'introduzione delle chiusure agli accessi dei rotabili si svolse
con vicissitudini diverse nelle varie reti e, come al solito, in modo
particolarmente tormentato per la rete romana: già per i rotabili tramviari si
ebbe un primo distinguo, dal momento che mentre altre grandi reti come Milano,
Torino e Napoli si orientarono subito per chiudere tutti gli accessi almeno
sulle nuove motrici a carrelli in corso di fornitura, a Roma no, le ben note MRS
uscirono con una prima serie del tutto priva di chiusure agli accessi, seguita
da una seconda serie con il solo accesso anteriore chiuso e infine da una terza
serie con entrambi gli accessi chiusi.
Sembra che già prima del 1930 una MRS fosse stata dotata, in via sperimentale,
di porta pneumatica all'accesso anteriore; da alcune ricerche sembra che la
vettura fosse la 2013.
Identificazione del tipo di porta
La tabella seguente permette di identificare e classificare alcuni elementi
caratteristici delle porte.
|
A1 |
legno |
solo
superiore |
naturale lucidato |
|
A2 |
colore e stile fiancata |
A3 |
verde chiaro unico |
|
|
B1 |
legno |
superiore e
inferiore |
naturale lucidato |
|
B2* |
colore e stile fiancata |
B3 |
verde chiaro unico |
|
|
C2 |
metallo |
solo superiore |
colore e stile fiancata |
|
C3 |
verde chiaro unico |
|
|
D2* |
metallo |
superiore e
inferiore |
colore e stile fiancata |
|
D3 |
verde chiaro unico |
|
* Tipo di porta mai utilizzato a Roma |
Dal 1928 al 1942
1928. Le prime porte a chiusura meccanica
appaiono sui rotabili romani con le numerose serie di autobus Lancia e SPA:
questi veicoli sono dotati della sola chiusura all'accesso anteriore, in forma
di porta a due antine e comando meccanico, mediante una specie di lunga leva a
rotazione azionata dal conducente. Le porte inizialmente sono in parte A2, in
seguito sostituite da A1. Sia per il Lancia 3Ro che lo SPA si nota che la porta
originaria di tipo A2 è più larga di quella, normale, di tipo A1; è probabile
che la modifica sia stata introdotta per avere, nel parco, antine tutte uguali.
Porte A2 e A1 su Lancia 3Ro e su autobus SPA.
Comando manuale della porta anteriore.
1930. Le MRS di seconda serie adottano
porte A1, caratteristica delle quali è il pannello inferiore diviso in due
riquadri che si ripresenterà, incomprensibilmente, sulla 2P1, successiva alla
terza serie.
Porte A1 sulle MRS di seconda serie e sulla 2P1, poi 2265.
1933. Le successive serie di autobus e
filobus a due e tre assi hanno sempre porte A1.
Porte A1 su Alfa 80 e 110 e sui filobus Alfa 110.
Non mancano naturalmente delle eccezioni, come alcune
serie di autobus prototipi Lancia con porte A2.
Prototipo Lancia D.1503 con porte A2.
1934. Compaiono le MRS di terza serie,
con porte a libretto ad entrambi gli accessi; i pannelli inferiori sono a
riquadro semplice come sulle porte degli autobus.
Porte A1 sulle MRS di terza serie
1936. Le articolate MATER entrano in
servizio con le tre porte di tipo A1, ma subito dopo, esclusa dall'utilizzazione
la porta centrale, la stessa, forse per renderla meno visibile, è verniciata in
stile A2; anche quando, pochi mesi dopo, la porta centrale sarà riutilizzata,
manterrà sempre lo stile A2.
Le porte A1 delle MATER e la porta centrale originale e modificata in A2.
1941. Alla fine degli anni '30 si nota
però già un cambiamento di tendenza, quando appaiono i veicoli articolati 7001
ed 8001 con porte A2 (8001 con porte rototraslanti ad apertura verso l'interno,
unico esempio a Roma).
1942. La porta tipo B appare per la prima
volta sul filobus prototipo 9001.
Prototipi 7001, 8001 e 9001 con porte A2 e B.
Dal 1945 al 1952
1948. I filobus Alfa R. 110, la consegna
dei quali era già iniziata durante la guerra, hanno ancora porte A1; anche una
piccola serie di autobus Fiat 680 ha porte A1.
Porte A1 su filobus Alfa 110 e autobus Fiat 682.
Le vetture tramviarie articolate Stanga si presentano però
in una livrea innovativa e adottano porte di tipo A2 a superficie liscia, che
ripetono lo stile movimentato delle fiancate.
Porte A2 su vetture tramviarie Stanga.
Con il primo gruppo di filobus Fiat 672, carrozzeria
Carmagnola, appaiono a Roma le porte B3.
Porte B3 e A3 su filobus Fiat 672F.
1949. Queste non devono essere gradite
all'ATAC, dato che con il secondo sottogruppo di Fiat 672, carrozzeria Cansa
(6429-6519), si torna alle porte senza vetro inferiore, in stile A3. Come primo
risultato le articolate MATER vedono la loro porta centrale passare ad A3; le
porte di estremità restano però sempre A1.
Porta centrale A3 su articolata MATER.
Un successivo gruppo di filobus Alfa 140 ha invece porte
metalliche, C2 per una parte delle vetture e C3 per le restanti. In occasione di
piccoli interventi le porte C2 sono man mano trasformate in C3.
1950. Gli autobus Alfa 140 che entrano in
servizio hanno porte metalliche C3, tuttavia differenti da quelle dei
corrispondenti filobus. A questo punto l'ATAC sembra decisamente orientata verso
le porte interamente verniciate in verde chiaro, come sembra dimostrare anche il
fatto che qualche autobus ha le porte modificate da A1 ad A3.
Porte C2 e C3 su filobus e autobus Alfa 140; autobus con porte modificate in A3.
Ma non è così. Con una ulteriore serie di filobus Fiat
672F si torna alle porte in legno naturale, con vetro semplice, ossia alle A1,
anche se con qualche differenza di stile nelle pannellature; la tendenza sarà
confermata nel 1951 da una piccola serie di autobus Alfa 140 e dal completamento
della fornitura di filobus Fiat 672, tutti rotabili che si presenteranno con
porte A1. Tutti i nuovi rotabili che saranno consegnati fino al 1953 avranno
porte A1; molti rotabili, autobus e filobus, prodotti o modificati con porte di
altro tipo, saranno man mano normalizzati montandovi porte A1.
Porte A1 su filobus Fiat 672F e su autobus.
Nota.
- Un segno premonitore di ciò si è avuto con la piccola serie di autobus Fiat
672, alcuni dei quali sono arrivati con porte A3, altri con porte A1.
Fino alla fine del 1952 sembra quindi che per l'ATAC le
porte dei rotabili dovessero presentarsi di tipo A1, ossia con solo vetro
superiore e in legno lucidato, come ai primordi. Tra l'altro, le porte
metalliche dei filobus e degli autobus Alfa 140 sono state man mano sostituite
da porte in legno A1. Ma la situazione è tutt'altro che stabile.
Dal 1953 al 1960
1953. Arrivano le prime serie di Lancia
Esatau e Fiat 405 a cassa portante: le porte sono di tipo B1. Mantenendo il
legno lucidato, si torna quindi al doppio vetro. Ma le serie seguenti degli
stessi gruppi si presentano nuovamente con le porte in verde chiaro, ossia di
tipo B3.
Porte B1 sulle prime serie di autobus Lancia e Fiat del 1953 e porte B3 sulle
serie successive degli stessi rotabili.
1954. La porta B3 diviene quindi la porta
tipica dei rotabili ATAC, che sarà adottata da tutti i rotabili che dal 1953 al
1960 entreranno in servizio: autobus, filobus e tram. Si presentano in
particolare con porte B3 le serie di filobus a due assi Fiat 668 e Lancia Esatau
ed i nuovi tram PCC.
Porte B3 su filobus e tram.
1955. Stabilizzatasi la situazione con
l'impiego delle porte B3 sui rotabili di nuova fornitura, l'ATAC passa alla
normalizzazione di tutto il parco in circolazione, adottando in un primo momento
uno schema A3, ossia senza il vetro inferiore. Sono modificate le articolate
MATER, che vedono finalmente le porte di estremità uguali a quella centrale; gli
autobus Alfa 140, i Lancia Esatau e i Fiat 680; i filobus a tre assi anteguerra,
i 672F e gli Alfa 140. Non sono interessati dalla modifica i pochi filobus a due
assi anteguerra ancora in circolazione, in quanto destinati alla demolizione per
il ricupero di parti da utilizzare nella costruzione delle serie a due assi Fiat
e Lancia. Le motrici tramviarie Stanga mantengono al momento le loro porte A2.
Porte A3 su articolate MATER, su MRS e su filobus ed autobus.
1959. Alcuni rotabili, già dotati di
porte A3, appaiono con porte B3 ed è ben presto evidente che l'ATAC sta
provvedendo ad una ennesima modifica del parco circolante con l'adozione delle
porte B3. L'operazione ha un rallentamento nel 1960 a causa delle sciagurate
Olimpiadi, ma riprende nel 1961 e nel giro di un paio d'anni tutti i rotabili in
circolazione si presentano con porte B3. Restano escluse dall'operazione le
articolate MATER per le quali è prevista la radiazione a breve scadenza.
Porte B3 su tram e filobus.
L'azionamento pneumatico delle porte, 1931-1996
Le porte a libretto apparvero nel parco rotabili romano
nel 1927 con gli autobus SPA 34, per quanto anche qualche Lancia Eptaiota
compaia in varie immagini dotato di tali porte, forse applicate successivamente
all'immissione in servizio; in ogni caso, la porta a comando meccanico era
applicata quasi esclusivamente all'accesso anteriore ed era comandata dal
conducente da una manovella con un rinvio meccanico.
La porta a comando meccanico utilizzata
fu, nella maggior parte dei casi, del tipo a due ante; solo qualche rotabile SPA
34 appare con una porta anteriore a quattro ante o con una porta centrale; in
entrambi i casi la trasmissione meccanica doveva complicarsi notevolmente.
Il comando pneumatico delle porte a libretto, già a
quattro ante, appare invece nel 1930 con le vetture tramviarie MRS di seconda
serie, per quanto, secondo una notizia non confermata, una motrice di prima
serie dotata di porta pneumatica anteriore avrebbe circolato in prova già nel
1929; l'anno successivo entrano in servizio due piccole serie di autobus, Alfa
Romeo 40 e Lancia Omicron, dotate di porte meccaniche a comando pneumatico ad
entrambi gli accessi. Da questo momento la porta a comando pneumatico diviene di
impiego generale su qualsiasi tipo di rotabile dell'azienda.
Sistemi di
azionamento
Ogni porta è dotata di un meccanismo collegato ad un
cilindro di azionamento ad aria compressa, che ne comanda la chiusura e
l'apertura; sono possibili tre disposizioni.
Azionamento con cilindro differenziale:
il cilindro è diviso in due camere separate dal pistone collegato al leveraggio
di comando; immettendo aria compressa in una delle camere e collegando l'altra
all'atmosfera il pistone si sposta in un senso provocando l'apertura (o la
chiusura) della porta, mentre con la manovra inversa il pistone si sposta in
senso inverso e si ha la chiusura (o l'apertura) della porta. In questo sistema:
- in assenza di aria compressa la porta resta in
equilibrio indifferente e può essere manovrata a mano;
- per la manovra a mano di una porta chiusa o aperta
occorre scaricare entrambe le camere del cilindro, mediante adatti
rubinetti;
- per ogni porta sono necessarie due condotte di
collegamento al rubinetto di comando.
Il sistema è stato il primo ad essere impiegato nella rete
romana, sulle motrici MRS di seconda e terza serie; a partire dagli anni
Cinquanta anche le motrici di prima serie sono state dotate di porte a comando
pneumatico con lo stesso sistema.
Azionamento con cilindro in pressione per la
chiusura: l'immissione di aria compressa nel cilindro provoca lo
spostamento del pistone che, vincendo l'azione di contrasto di una molla, aziona
i leveraggi di chiusura della porta; scaricando l'aria dal cilindro la porta
torna in posizione di apertura sotto l'azione della molla. In questo sistema:
- in assenza di aria compressa la porta resta in
posizione di apertura e per chiuderla a mano occorre comprimere la molla;
- per la manovra a mano di una porta chiusa occorre
scaricare l'aria dal cilindro;
- per ogni porta di una vettura è necessaria una
condotta di collegamento al rubinetto di comando.
Il sistema è stato impiegato in pratica per la quasi
totalità delle vetture ATAG e ATAC, le tramviarie seguenti le MRS, gli autobus e
i filobus.
Azionamento con cilindro in pressione per
l'apertura: il sistema è un brevetto Westinghouse e funziona in modo
invertito rispetto al precedente, ossia il cilindro in pressione mantiene la
porta aperta, che si chiude sotto l'azione di una molla allo scarico del
cilindro. In questo sistema:
- in assenza di aria compressa la porta resta in
posizione di chiusura e per aprirla a mano occorre comprimere la molla;
- per la manovra a mano di una porta aperta occorre
scaricare l'aria dal cilindro.
- per ogni porta di una vettura è necessaria una
condotta di collegamento al rubinetto di comando.
Il sistema risulta applicato certamente alle serie di
autobus Alfa Romeo 80 e 110 a tre assi del 1935 (3101-3225), forse a quella del
1937 (3227-3249) e a qualche altra piccola serie di vetture Alfa Romeo; in epoca
recente è stato applicato agli autobus Lancia 718 del 1972 (276-301).
Sistemi di comando
Comando diretto. Dal 1931 al 1973 il
comando delle porte di tutti i rotabili è sempre stato di tipo diretto, salvo le
eccezioni più oltre riportate e disposizioni diverse di tipo sperimentale. Con
questo sistema l'aria è immessa o scaricata nelle condotte delle porte da un
rubinetto direttamente manovrato dal conducente; a seconda del tipo di
azionamento si sono avuti vari tipi di rubinetto.
Per il sistema a cilindro differenziale il rubinetto di
comando deve essere tale che in una posizione colleghi una camera con la
condotta dell'aria compressa e simultaneamente l'altra camera con l'atmosfera,
mentre nell'altra posizione realizzi le connessioni inverse; è stato sempre
utilizzato un rubinetto di questo tipo per ogni porta, per cui le MRS di terza
serie e le precedenti modificate, con porta pneumatica anteriore e posteriore,
sono dotate di due rubinetti di comando separati.
Per i sistemi con chiusura a cilindro in pressione il
rubinetto di comando deve essere tale che in una posizione colleghi il cilindro
alla condotta in pressione e nell'altra all'atmosfera; si è subito utilizzato,
per le vetture a due porte o a tre porte delle quali due comandate dal
conducente (articolate MATER), il doppio rubinetto combinato qui sotto
schematizzato.
Doppio rubinetto combinato di uso generale.
La leva di comando M, ruotante sull'asse O, può assumere
una posizione centrale e quattro posizioni laterali, due da un lato (quadrante
I) e due dall'altro (quadrante II). Nella posizione centrale entrambe le porte
della vettura sono chiuse, ossia i cilindri sono mantenuti in pressione; per
ogni coppia di posizioni laterali, si scarica l'aria dapprima da un cilindro e
successivamente dall'altro e la successione delle due posizioni è invertita nei
due quadranti; in tal modo il conducente può aprire entrambe porte
simultaneamente portando la leva a fine corsa in uno o nell'altro quadrante,
oppure aprire una sola porta fermandosi con la leva alla prima posizione nel
quadrante opportuno. Gli spostamenti della leva sono facilitati nella manovra da
un piccolo cursore contenuto nella leva che, spinto da una molla, si inserisce
nelle tacche z della piastra base P.
Del tutto analogo, salvo differenti dettagli costruttivi,
è il rubinetto per i sistemi con apertura a cilindro in pressione.
All'atto pratico i conducenti dei
filobus, giunti alla fermata, visto che la discesa dei viaggiatori era
normalmente più rapida della salita, portavano la leva a fine corsa nel
quadrante I, riportandola in prima posizione al termine della discesa chiudendo
la porta anteriore e in posizione centrale al termine della salita chiudendo
anche la posteriore. Se poi accadeva che l'accesso si esaurisse prima della
discesa, il conducente usava riportare la leva dalla seconda posizione del
quadrante I alla prima del quadrante II, superando di corsa la posizione
centrale e chiudendo quindi la sola porta posteriore. Analoghe manovre per le
porte anteriore e centrale delle MATER. Sugli Alfa 80 e 110, con l'azionamento
in pressione per l'apertura, il rubinetto appariva alquanto diverso da quello
usuale e richiamava molto il rubinetto del freno Westinghouse delle MRS: aveva
la leva più lunga e sembrava che le tacche per l'identificazione della posizione
non esistessero, visto il modo disinvolto in cui i conducenti la maneggiavano
sventagliando la manetta; il soffio di scarico, anzichè all'apertura delle
porte, si sentiva in chiusura, sovrapposto al rumore del motore in
accelerazione.
Doppio rubinetto su vettura filoviaria [6271] e autobus [3511].
Il comando diretto delle porte presentava, a fianco della
semplicità del sistema, vari inconvenienti quali il peso dell'impianto e il
notevole ritardo che si aveva nell'azionamento delle porte in caso di tubazioni
di lunghezza superiore ad un certo limite, ciò che aveva condotto, nella
costruzione delle articolate MATER nel 1936, ad affidare la manovra della porta
posteriore ad un rubinetto singolo manovrato dal fattorino, mentre il conducente
aveva a disposizione il rubinetto combinato per le porte anteriore e centrale
(disposizione tutt'altro che felice, visto che le vetture finivano per partire
quasi sempre con la porta posteriore aperta, essendo il fattorino occupato a
fare i biglietti). Successivamente, sugli autobus a tre porte entrati in
servizio alla fine degli anni Cinquanta, il rubinetto combinato fu destinato
alle porte centrale e posteriore, mentre per la porta anteriore era presente un
rubinetto singolo.
Da sin.: doppio rubinetto su motrice tramviaria 7001(I); rubinetto per porta
posteriore su motrice MATER 5001 (il pedale aziona l'apertura della cassa);
rubinetti su filobus articolato 8001 (A, doppio
rubinetto per porte anteriore e centrale; B, rubinetto di blocco per porta
posteriore; C, freno di emergenza).
Comando indiretto. Con questo sistema i
rubinetti di comando sono sostituiti da elettrovalvole comandate da interruttori
o pulsanti. Il sistema trovò inizialmente applicazione sui rotabili di ferrovie
secondarie, quali la Roma-Viterbo SRFN del 1932, per la necessità di comandare
simultaneamente le porte di tutte le carrozze; la prima applicazione sulla rete
urbana romana sembra essere stata sulle motrici gr. 320 della STEFER Castelli,
resa necessaria dalla possibilità di accoppiare due motrici in comando multiplo
nelle quali le porte dovevano essere comandate tutte dal conducente della
motrice di testa, seguita dalle articolate Urbinati nelle quali tutte le porte
erano a comando indiretto. Nel 1940 la vettura filoviaria 6081 fu dotata di
questo tipo di comando, con due interruttori montati al posto del rubinetto;
l'applicazione non ebbe seguito, ma la 6081 mantenne il comando elettrico delle
porte fino alla demolizione. Lo stesso tipo di comando fu poi adottato per gli
accessi posteriori delle motrici Stanga del 1947, perchè la relativa tubazione
sarebbe riuscita troppo lunga per un azionamento rapido della porta; si ripetè,
in sostanza, la situazione del 1936 delle MATER, qui risolta in modo più
razionale. Dopo queste applicazioni, il comando indiretto delle porte riappare
solo nel 1973 sugli autobus Fiat 418 e 421; da questo momento diverrà di uso
generale, soppiantando del tutto il rubinetto.
Comando elettrico delle porte sul filobus 6081.
Indipendentemente dal sistema di azionamento e da quello
di comando è sempre presente sulle vetture un rubinetto di blocco a portata di
mano del fattorino che, se chiuso, impedisce l'apertura della porta adiacente,
di norma la posteriore; il fattorino avrebbe dovuto far uso di questo
dispositivo per non aprire la porta posteriore, ad esempio in caso di eccessivo
affollamento della vettura.
Rubinetto di blocco per il fattorino (filobus 6101).
Apparecchiature sulle
vetture
Sulle vetture tramviarie l'applicazione delle porte a
comando pneumatico non offrì particolari difficoltà, essendo già presente su
questi rotabili l'impianto frenante ad aria compressa. Un piccolo serbatoio
ausiliario, caricato dal serbatoio principale attraverso una valvola di ritegno,
contiene l'aria per le porte, che è inviata ai rubinetti dai quali partono le
tubazioni per i cilindri di azionamento; cilindri e leveraggi per la
trasmissione del moto sono posti nel cassonetto sovrastante ogni porta.
Sulle prime serie di autobus, anche se l'impianto sarebbe
stato praticamente identico a quello delle vetture tramviarie, le cose si
complicarono per l'assenza del freno ad aria compressa, essendo le vetture
dotate di servofreno a depressione; fu quindi necessario dotare la vettura di un
piccolo compressore azionato dal motore termico, con relativo serbatoio,
valvole, ecc. per l'azionamento delle porte; solo con le serie di autobus con
freno ad aria compressa sarà possibile derivare l'aria per le porte dal
serbatoio principale, per quanto in alcuni casi si vorrà mantenere il
compressore per le porte a fianco di quello per i freni.
Sui rotabili filoviari, dotati tutti di freno ad aria
compressa, si utilizzò sempre il serbatoio ausiliario per le porte caricato dal
serbatoio principale. |