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La ferrovia Roma-Fiuggi. Anche qui molti ricordi mi
riportano agli anni Sessanta, quando, ancora molto piccolo, vivevo tra Centocelle e il
quartiere Don Bosco. Per la ferrovia erano gli anni della decadenza, già
iniziata nel dopoguerra, anche a causa dell’impervesare della politica del
trasporto su gomma, che non pochi danni arrecò al servizio pubblico: solo dopo i
romani si sarebbero accorti di ciò. Tornando ai ricordi di quegli anni, abitando
nei pressi di piazza dei Mirti fino al 1966, la mia grande felicità era vedere
l’arrivo del trenino sulla piazza e fare capolinea lungo l’anello che la
circondava. Grande interesse poi mi dava il binario interallacciato su via dei
Castani fino a piazza S. Felice da Cantalice, mi incuriosiva il fatto che il tram
proveniente dal capolinea dovesse attendere l’arrivo del tram dai Laziali se
questo impegnava il binario, previa segnalazione semaforica (credo, ma non ne
sarei certo, ero troppo piccolo per ricordare questo particolare). Un altro bel
momento per me doveva essere quando mio padre mi prendeva a cavalcioni per farmi
vedere all’interno del deposito officina (quello vecchio), lato via Valmontone e
potevo così notare i trenini in fase di riparazione.
In p. delle Camelie e un treno extraurbano in arrivo a Centocelle stazione (1974).
In p. dei Mirti
Mi appassionava moltissimo la guida del trenino e la leva del controller che regolava la
marcia, come pure l’apertura delle porte con i tipici pulsanti colorati posti al
centro della plancia.
Il banco dei treni urbani.
Una volta un tranviere mi fece anche suonare la tromba
del trenino, da un pulsante a pedale posto a terra al posto guida. Spesso di
domenica con mio padre arrivavamo al capolinea Ferrovie Laziali e anche qui mi piaceva
la serie di scambi che portavano al capolinea : a me quei binari sembravano
tanti e ancora oggi, passando da quelle parti ho grande nostalgia per i tempi in
cui tutto sembrava pulito, ordinato, forse erano gli occhi di un bambino, oggi
sono quelli delusi da tanta superficialità.
Ma l’interesse per la tratta extraurbana era parimenti
coltivato in quella felice età. Con i miei, per tutto il finire degli anni Sessanta e metà
degli anni Settanta andavamo da un nostro amico di famiglia che abitava nella zona di
Labico, in campagna. Erano ancora gli anni delle scampagnate fuori porta, con o
senza automobile, l’importante era passare con la famiglia o gli amici una bella
giornata.
Così andavamo là o con la corriera (c’erano le autolinee di Ala-Zeppieri o
altre private che percorrevano la Casilina), oppure con maggior piacere, con il
trenino della Fiuggi fino alla fermata di Zagarolo bivio, dopo San Cesareo.
Prima del 1971 il trenino per Fiuggi-Alatri provenendo da Laziali, si prendeva
all’interno della vecchia stazione di Centonelle, essendo il binario esterno
riservato alla linea per piazza dei Mirti (il trenino urbano, dopo la fermata
girava a sinistra, mentre quello interurbano proseguiva diritto uscendo
dall’interno della stazione).
Il percorso che tutti noi appassionati conosciamo
non ha sostanzialmente cambiato aspetto nel corso di quegli anni, comunque gran
curiosità mi destava la tortuosità della linea, la salita dopo Pantano fino a
San Cesareo e l’estrema lentezza del percorso dal momento in cui il treno si
innestava sulla strada statale 155
lasciando la Casilina, prima della fermata di Zagarolo bivio, dove appunto
scendevamo per raggiungere i nostri amici.
Il ritorno la sera della domenica, per quanto malinconico
dovesse essere, in me era pervaso dalla speranza di fare un viaggio interessante.
Si aspettava il treno alla fermata di Zagarolo Bivio, a volte, in autunno
era già quasi buio e da lontano si sentiva il fischi del treno che arrivava da Zagarolo
e poi le luci nel buio sempre più fitto. Capitava di viaggiare sui treni
bloccati 460/470 e rimorchiate, a volte in doppia coppia, come pure sulle 800/810,
anche queste a volte erano due unità accoppiate, segno che ancora a quei tempi,
un pò di gente usava la ferrovia, altrimenti non avrebbe avuto senso allungare i
convogli. Il viaggio di ritorno sembrava più veloce, forse anche per la
presenza delle forti discese, anche se il treno, per ovvi motivi di sicurezza,
non poteva mai superare una certa velocità. Alle stazioni, essendo la linea a
binario unico fino a Grotte Celoni, a volte il treno doveva attendere per dare
la precedenza a quello proveniente dal senso opposto. La partenza era data dal
capotreno con una trombetta, la chiusura delle porte dava il via alla marcia.
Dopo il nostro trasferimento da Centocelle a Don Bosco,
continuammo a viaggiare con il treno della Fiuggi per le scampagnate, per me il
viaggio durava di più ed ero ancora più contento. Per tornare a casa allora
ci capitava di prendere sulla linea 612 o i famosi Lancia Esatau serie 401/595
(Viberti o Pistoiesi) e qui la cosa più interessante era la ridotta del cambio
posta vicino alla plancia e l’assenza del motore a sbalzo; od anche, in tempi più
recenti, inizi anni Settanta, i Fiat 410 serie 2735-2967, a me molto simpatici dei quali
ricordo con curiosità la velocità di ritorno dello sterzo color marrone dopo
una curva grazie al servosterzo e il particolare interesse per il cambio
semiautomatico, il che mi dava l’impressione di una grande facilità di guida di
questi mezzi.
Gli autobus Lancia Esatau e Fiat 410
Insomma, anni irrecuperabili se non con la mente o con qualche foto, certo è che il film
della vita a volte è meglio riavvolgerlo per provare piacere anche nel ricordo.
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